Ottobre è il “mese missionario”. E molte sono le iniziative di preghiera, di riflessione e di raccolte di aiuti. È quanto mai opportuno. La spinta missionaria sembra attutirsi. E non a caso. Sembra infatti prevalere sempre più il ripiegarsi su se stessi, sui propri piccoli orizzonti. E scompare quel sogno di universalità che ha caratterizzato la Chiesa fin dalle sue origini, a partire da Gesù stesso. Egli, prima di salire al cielo, ha comandato agli apostoli: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15). Poche ma chiare parole che descrivono la vocazione della Chiesa. Per Gesù nessun uomo e nessuna donna, a qualsiasi popolo o cultura appartengano, è escluso dalla predicazione del Vangelo. Potremmo dire che tutti hanno il diritto di riceverlo e, di conseguenza, i cristiani hanno il dovere di comunicarlo. “Spezzare pane per tutti i popoli” è il tema della Giornata missionaria mondiale che celebreremo il 24 ottobre, che ci richiama fortemente a vivere la condivisione, pensare alla mondialità, annunciare la Buona Notizia senza confini. “La Chiesa diventa comunione a partire dall’eucaristia, in cui Cristo, presente nel pane e nel vino, con il suo sacrificio d’amore edifica la Chiesa come suo corpo” scrive papa Benedetto XVI nel Messaggio per la 84a Giornata missionaria mondiale. La comunione tra i fratelli è la prima grande predicazione, l’evangelizzazione inizia dall’amore vicendevole e conduce ad allargare i confini del nostro cuore per farci carico dei bisogni spirituali e materiali del mondo intero, ci chiede di condividere il bene più prezioso che abbiamo a disposizione: l’amore di Dio. Sin dal giorno della prima Pentecoste gli apostoli hanno iniziato a comunicare il Vangelo ai rappresentanti dei diversi popoli della Terra. Da allora, di secolo in secolo, la Parola di Dio è stata predicata sulle vie dell’intero pianeta. La predicazione dei missionari ha portato uno straordinario arricchimento del patrimonio spirituale e umano del mondo, basti pensare all’affermazione della centralità della persona umana nella società, e nello stesso tempo alla prospettiva universale della salvezza. Potremmo dire che i cristiani sono stati i primi ad avviare una vera e propria globalizzazione della fraternità tra tutti i popoli. Per i cristiani tutti i popoli, pur avendo ciascuno le proprie tradizioni e la propria identità, sono legati da un comune destino: quello dell’unità della famiglia umana che nasce dall’unica paternità di Dio. Siamo entrati nel terzo millennio della missione cristiana. Nuove sfide sono davanti a noi. C’è anzitutto quella di riproporre il Vangelo nei nostri Paesi di antica cristianità. Molti si sono allontanati dal Signore, molti si sono lasciati sedurre dal secolarismo. È indispensabile che il Vangelo torni a trasformare i cuori. C’è bisogno di cristiani che si lascino travolgere dall’urgenza di portare l’annuncio dell’amore. L’Occidente, che è stato fecondato dalla predicazione evangelica, è oggi malato di individualismo, di solitudine, di disinteresse per gli altri. E si sta spegnendo. C’è poi il grande mondo dei Paesi ove il Vangelo deve essere ancora comunicato. E le comunità cristiane sono spesso in minoranza. Per di più in molti Paesi sembra acuirsi la difficoltà di vivere da cristiani perché vittime di ostilità e anche di persecuzione. C’è bisogno di aiutare di più queste comunità, di pregare per loro, di proteggerle. In questo mese di ottobre è utile riflettere sul compito che Gesù ha lasciato alla Chiesa di comunicare il Vangelo a tutti, a partire dai nostri vicini sino ai più lontani. Si tratta di raccogliere tutti attorno all’unico Padre che sta nei cieli.
Missione III Millennio
AUTORE:
Vincenzo Paglia