Missione anti-banalità

Caritas diocesana. Tre giovani e sei adulti raccontano la loro esperienza al campo Caritas in Kosovo

Sta prendendo sempre più forza nelle Chiese il progetto ‘missione estiva’. Moltissime persone, giovani e meno giovani, partecipano ai campi missionari che le Caritas organizzano nei Paesi con cui sono gemellate. La nostra diocesi ha organizzato, negli anni, numerose esperienze: in Brasile, in Africa, in Kosovo, in India, in Georgia, in Azerbaijan. Quest’estate il direttore della Caritas diocesana, don Vito Stramaccia, ha accompagnato un gruppo di persone nel campo della Caritas Umbra in Kosovo, che ogni giorno accoglie bambini e ragazzi segnati da una vita travolta dalla guerra, dalla povertà e dall’odio. È con piacere che pubblichiamo le impressioni dei protagonisti, 3 giovani e 6 adulti, della ‘missione’. Durante il tragitto abbiamo notato abitazioni abbattute e incendiate, distese di terreni abbandonati, segno tangibile della distruzione, della povertà e della miseria che regnano in questo Paese. Abbiamo vissuto una settimana nella dimensione della comunità, affacciandoci nella quotidianità di una realtà che ti impegna totalmente la giornata, ma che ti ripaga con sorrisi e gioia. Il nostro impegno quotidiano iniziava il mattino presto in un susseguirsi di attività: giochi, lavori, aiuti concreti, tutte attività che non ti danno il tempo di renderti conto né delle ore che passano, né del grande gesto che stai compiendo. Vivere anche se per poco tempo con questi ragazzi, ti permette di entrare in pieno contatto con quelli che sono i veri sentimenti, i veri sorrisi, la vera felicità. Trovarsi in mezzo a persone che a mani aperte sono pronte ad accogliere il tuo aiuto fa riflettere: ti fa pensare a quante cose inutili si corre dietro, con quanta facilità ci si immerge nelle banalità. Andare presso questa casa Caritas per portare un aiuto, senza pretendere nulla in cambio, ha sorpreso un po’ tutto il gruppo. Il bagaglio che ci si è portati dietro al ritorno è stato un po’ più pesante che nell’andare. Quei bambini, con i loro dolci volti, ci hanno insegnato ad interrogarci e a far volgere gli occhi oltre quello che chiameremmo ‘mondo perfetto’, perché è solo guardando oltre il tutto-e-subito che si può essere uomini capaci di amare. Vorremmo condividere con tanti la nostra esperienza, nella certezza che in tutti si sente il bisogno di vivere momenti come questo. Certamente non si ha più la stessa vita di prima: toccare con mano quella realtà ti fa prendere maggiormente coscienza che nel mondo c’è la vera povertà. Si potrebbe essere indifferenti a tutto ciò, oppure ci si potrebbe interrogare e sporcarsi le mani. Tu che vorresti fare?

AUTORE: Il gruppo dell'arcidiocesi di Spoleto-Norcia