Si è appena conclusa ad Assisi una speciale due-giorni (27-28 ottobre) nel 29° anniversario dell’Incontro di preghiera delle religioni per la pace voluto da san Giovanni Paolo II nel 1986, che ha dato origine allo “spirito di Assisi”. Ne parliamo con il vescovo mons. Domenico Sorrentino.
La misericordia è davvero un elemento che accomuna tutti coloro che credono nell’unico Dio?
“Le testimonianze che sono state date nella tavola rotonda del nostro convegno sono concordi nell’attestarlo. Dio è misericordioso: non c’è dubbio. La Bibbia è attraversata tutta da questo tema. È il cuore del Vangelo, e non a caso Papa Francesco ha voluto un anno giubilare tutto all’insegna della misericordia. Anche il Corano considera la misericordia un attributo fondamentale di Dio. Si può dunque partire da questo elemento comune per un dialogo che faccia fiorire la misericordia anche nei nostri rapporti reciproci. Il vero problema è qui. Vogliamo un Dio che perdoni i nostri peccati, ma non siamo disposti a perdonare ai fratelli. Occorre il perdono a livello dei piccoli rapporti quotidiani, ma anche nei rapporti tra le nazioni. Misericordia non è senza verità e giustizia. Anche queste sono necessarie. Ma è certo che senza misericordia l’umanità non troverà mai pace”.
Avete pregato per la pace e vi è stato il confronto teologico. Cosa si richiede al dialogo per la vita di tutti i giorni anche nei nostri piccoli paesi? Ad esempio, la mamma marocchina che portando a scuola i figli incontra la mamma italiana, e parla con le maestre…
“L’incontro effettivo fa la differenza. Guardarsi a distanza non aiuta. Spesso siamo vittime di pregiudizi. L’esperienza che abbiamo fatto in questi giorni, stando gomito a gomito tra persone di diverse fedi, è incoraggiante. Ci siamo sentiti fratelli. Da parte islamica hanno partecipato all’incontro anche alcuni giovani. Era impressionante percepire la gioia che provavano. Ci siamo scambiati la pace proprio con il cuore. Perché questo non può diventare uno stile, caratterizzando i rapporti più semplici e quotidiani? Se non vogliamo darla vinta a fanatici e violenti, dobbiamo andare in questa direzione”.
Dal 1986 Assisi è icona delle religioni che pregano insieme per la pace. Nel 2016 si terrà di nuovo qui l’incontro che annualmente organizza la Comunità di Sant’Egidio. Ci sarà un gesto o un evento o presenze particolari?
“Ad Assisi abbiamo una commissione che si occupa della commemorazione annuale dello spirito di Assisi. Ci preme ricordare l’evento posto nel 1986 da san Giovanni Paolo II per interrogarci sull’effettiva tenuta della nostra cultura di pace. Lo facciamo con uno stile all’insegna della sobrietà. La Comunità di Sant’Egidio, da parte sua, è benemerita per aver portato lo spirito di Assisi nelle varie regioni del mondo, con una tradizione di convegni molto articolati, con espressioni pubbliche di forte impatto e partecipanti di alta levatura anche politica e sociale. Ne ho fatto esperienza anche recentemente a Tirana. È un tessere relazioni anche per favorire processi di pace e una cultura della pace. Sono lieto che l’anno prossimo potremo collaborare. Ma siamo solo alle prime battute. Abbiamo preso i primi contatti per determinare temi e modalità dell’incontro. Intanto è stabilita la data: dal 18 al 20 settembre 2016”.
L’appello dai tre monoteismi
“Che i momenti di condivisione e di preghiera celebrati ad Assisi si diffondano in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi dove soffiano venti di guerra”, questo l’appello lanciato dal vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino mons. Domenico Sorrentino, dal rabbino capo di Firenze Joseph Levi, da Abdel Qader, imam di Perugia e fondatore Ucoii, e da Nader Akkad, imam di Trieste e delegato nazionale per il dialogo interreligioso dell’Ucoii, al termine della preghiera interreligiosa celebrata martedì 27 ottobre nella basilica di San Francesco in occasione della 29a ricorrenza dello “spirito di Assisi”. I vari momenti di invocazione alla pace che si sono susseguiti sono stati guidati dai rappresentanti delle tre religioni; per i musulmani erano presenti anche i giovani della comunità islamica di Perugia.