A parte i miei personali errori, dei quali ho parlato nell’incerta luminescenza delle due abat-jour più recenti, hanno influito sulla mia decisione di lasciare la guida della Comunità di Capodarco dell’Umbria al presidente della Comunità nazionale di Capodarco anche due altri fattori: l’attivazione a nostro sostegno del formidabile carisma di mons. Albanesi e la speranza di liberarci dall’abbraccio asfissiante dell’Asl mentre l’Asl di Gubbio defunge confluendo in quella perugina. Tempo fa, in merito agli anni 2002-2004, raccontavo il rapporto che la mia Comunità ebbe con il grande sindaco di Gualdo Tadino Rolando Pinacoli. Negli anni in cui il cancro cominciava già a devastarlo, Pinacoli affidò a noi il riutilizzo del carcere mandamentale di Cerqueto, che il ministero di Grazia e Giustizia aveva da poco dismesso. Lo trovammo, quel riutilizzo, nel progetto “Regina Coeli, una vacanza d’evasione”: il progetto di uno stabile che manteneva evidente il ricordo di quello che era stato prima di diventare casa di vacanze: porte di ferro pesanti 5 quintali, muro di cinta altissimo in cemento armato da 80 cm… Rai Tre con Mino Lorusso ci realizzò una mini-fiction molto brillante. Ma quando Sorella Morte aveva ormai in mano il battente della casa di Rolando, venne un contrordine: al riuso del carcere di Cerqueto non ci avrebbe più pensato la Comunità di Capodarco dell’Umbria, ma l’Asad. Che più tardi lo affiderà alla cooperativa “Il Germoglio”. Io, che ignoravo la gravità dello stato di salute di Pinacoli, gli scrissi cose che, se lo avessi saputo, non avrei scritto. Scrissi: “Caro Rolando, ci hai sostituiti con l’Asad. Hai fatto bene, una cooperativa di 600 persone tra dipendenti e soci può sicuramente garantire un’elezione non solo a palazzo Donini, ma anche a Montecitorio. Hai fatto bene: realtà fatte di bastian contrari, come la mia comunità e le mie cooperative, su quel piano non sono affidabili”. La cooperativa sociale Asad è nata realmente, anche se non ufficialmente, per iniziativa dell’Asl, come contraltare all’epopea che Capodarco, trapiantandosi a Gubbio nel 1974, aveva vissuto al San Girolamo tra il 1974 e il 1986. E da quel momento ci ha marcati stretti. Mentre a Bologna i sindaci Renato Zangheri (1970-83) e Renzo Imbeni (1983-93) riassumevano nel motto “Gestire di meno e controllare di più” la volontà di allentare il rapporto tra cooperative e politica, fino ad affrancare il Sociale dal controllo asfissiante della Politica (penso al lungo adulterio tra Pci e Cmc, la potente Cooperativa muratori e cementisti di Ravenna), l’occhiuto Pc umbro del tempo quel rapporto voleva rafforzarlo. E perché la cooperazione non uscisse dal suo ambito politico-partitico, ci ha marcato stretti, molto stretti. Un insulto alla storia e alla Costituzione della Repubblica italiana.
Marcati stretti dall’Asl
AUTORE:
Angelo M. Fanucci