di Pier Giorgio Lignani
Non sarò certo io a scoprire che in questa campagna elettorale i partiti (tutti) esagerano più del solito nel promettere riduzioni di tasse e, nello stesso tempo, nuovi benefìci a spese del pubblico erario. Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti, come pure l’evidente impossibilità che queste promesse siano mantenute.
Non dico niente di nuovo, dunque. Ma vale la pena di perdere qualche minuto per ricordare come e perché la spesa pubblica è divenuta così pesante e nello stesso tempo indispensabile – con quello che ne consegue in termini di tasse da riscuotere. La parola chiave è “Stato sociale”: quel tipo di Stato consacrato nella nostra Costituzione, e realizzato in modi più o meno simili in tutta l’Europa occidentale, ma molto meno in America.
Agli albori del mondo moderno lo Stato spendeva solo per mantenere se stesso, ossia la propria sovranità sul territorio (la difesa armata, la polizia, la giustizia). Poi ha cominciato a occuparsi via via anche di alcune esigenze essenziali della popolazione, funzionali allo sviluppo economico: le strade, gli acquedotti, le poste, i trasporti; altre esigenze restavano affidate alla Chiesa o enti di beneficenza. Con la seconda metà dell’Ottocento lo Stato ha preso a gestire in proprio anche le scuole, gli ospedali e gli istituti di beneficenza. Poi ha cominciato a occuparsi anche della previdenza sociale (ad esempio le pensioni dei lavoratori) e infine, e siamo a metà del Novecento, di garantire a tutti i cittadini “dalla culla alla tomba” un livello base di benessere (in inglese, welfare). Così sono stati offerti a tutti gratuitamente o quasi – alcuni servizi essenziali, come l’istruzione e la sanità; più le pensioni, solo in parte finanziate dai contributi versati. Si tratta dunque di una ridistribuzione della ricchezza fra quelli che possono pagare le tasse e quelli che non possono. Di più – e questa è una specialità italiana – la spesa pubblica serve a pagare lo stipendio a un gran numero di persone che in realtà non producono nulla. Da tutto questo nasce l’enorme debito pubblico. Come si fa a promettere meno tasse e più servizi?