Meno furti, ma chiese sempre a rischio

I dati sull'Umbria nel rapporto del Comando Carabinieri tutela patrimonio

Calano i furti di opere d’arte, ma le chiese rimangono le più esposte ai predoni. Nel 2004 le razzie a danno di edifici religiosi in Umbria sono state 46; fino a settembre di quest’anno 19. Gli oggetti sottratti, l’anno scorso, avevano toccato quota 170; per quest’anno la cifra è ferma a 64. E quando non sono quadri e statue a sparire, le chiese vengono alleggerite di candelabri e inginocchiatoi, oppure sono impoverite di crocefissi e addirittura confessionali. È quanto emerge dal rapporto redatto dal Comando carabinieri tutela del patrimonio dell’Arma dei carabinieri e da Legambiente, nell’ambito del progetto ‘Salvalarte’, cioè la campagna di valorizzazione che punta i riflettori sui capolavori custoditi nei centri minori, luoghi dove è possibile far emergere le peculiarità di un’architettura unica. Con il termine ‘archeomafia’ si vuole indicare l’attività dei gruppi criminali organizzati che trafficano illegalmente opere d’arte, operando a danno del patrimonio archeologico, storico-artistico che viene razziato nelle varie regioni. Il giro d’affari può essere considerato, dopo la droga, il profitto che genera maggiore guadagno alla malavita. La diminuzione dei furti è il frutto del progressivo adeguamento dei sistemi di sicurezza delle chiese, rilanciato in occasione del Giubileo e della campagna di catalogazione messa in atto dalle varie diocesi. In Umbria, a dire il vero, mancano ancora all’appello le diocesi di Città di Castello e Orvieto-Todi; mentre nelle altre sei (Perugia, Terni, Spoleto, Foligno, Assisi e Gubbio) il progetto è quasi giunto alla fine. Un altro elemento a favore della protezione delle opere viene dalla decisione di potenziare e migliorare la rete dei musei diocesani ed ecclesiastici: molte opere, infatti, custodite nelle chiese di campagna (più o meno officiate) sono state trasportate al sicuro tra le mura delle pinacoteche. La catalogazione, inoltre, ha facilitato il compito dei carabinieri, i quali hanno rintracciato 35 oggetti sottratti al patrimonio ecclesiastico. È pur vero, però, che qualche quadro sparito e persino qualche lampada o acquasantiera staccata dalle mura compare nel campionario delle denunce che sono arrivate nelle varie caserme dei carabinieri. Basti ricordare il furto di un quadro della Madonna avvenuto questa estate a Mantignana di Perugia, proprio durante la festa paesana. Oppure i vari capitelli di una tomba gentilizia del cimitero di Spoleto, spariti di notte e finiti chissà su quale bancone di mercatini di antiquariato. Troppo spesso si sente dire: che fine hanno fatto quei bei candelieri che stavano sopra l’altare? Sempre nello spoletino, in tre mesi, sono state spogliate due chiese: candelabri, inginocchiatoi, reliquiari e statue di angeli. Come non ricordare, infatti, il furto a Picciche, nella chiesa parrocchiale, dove i ladri hanno agito grazie al ponteggio metallico per i lavori di restauro dopo il sisma del 1997. O ancora il furto avvenuto a Campello sul Clitunno nella chiesa della Madonna della Bianca. Per non parlare del patrimonio della Madonna dei Bagni di Casalina: le targhe votive appese alle pareti della chiesa erano circa seicento, e due successivi furti hanno notevolmente depauperato il patrimonio. A sparire, quindi, non sono oggetti di grandissimo valore ma sono opere che, il più delle volte, non sono state catalogate e la cui custodia è demandata al parroco (che non può essere sempre presente) o alla memoria di un custode o della perpetua. Opere che vengono anche facilmente commercializzate. Un traffico sommerso indotto da una forte domanda dei privati che non esitano a rivolgersi anche al fiorente mercato on-line con costi molto bassi, transazioni sicure e ampie possibilità di anonimato, quindi molto più difficile da controllare.

AUTORE: Umberto Maiorca