L’ing. Giorgio Mencaroni è dal 2009 presidente della Camera di commercio di Perugia, e dal 2010 presidente di Unioncamere Umbria e consigliere d’amministrazione del Centro per la promozione dell’internazionalizzazione delle imprese umbre.
Presidente, un bilancio di questi suoi primi due anni di presidenza della Camera di commercio di Perugia? “Prima di tutto vorrei partire da alcuni dati. Nel 2009 in Umbria si registrò un crollo del Pil del 5%, la perdita di produzione industriale del 25% e un calo del 28% dell’export. Da allora la Camera ha concentrato le proprie risorse sugli incentivi alle imprese, attraverso il sostegno al credito e all’occupazione, sulla valorizzazione del territorio e delle attività produttive, in Italia e all’estero, sull’innovazione, sui servizi alle imprese e sullo sviluppo delle infrastrutture del territorio. Abbiamo completato il progetto per la creazione e l’animazione dello spazio espositivo permanente presso il Centro servizi Galeazzo Alessi (Csga) di via Mazzini, che rappresenta un valore aggiunto per il territorio e tutta la comunità. Ma soprattutto abbiamo cercato di dare vita a un nuovo profilo di policy, in cui la sfida principale fosse nella costruzione concreta di un nuovo quadro strategico di intervento, in accordo con la Regione Umbria con la quale abbiamo sottoscritto i protocolli d’intesa in materia di credito, comunicazione turistica e internazionalizzazione. Direi che le ‘parole chiave’ della Camera sono state il partenariato con altri soggetti pubblici e privati, la trasversalità delle azioni, la logica di sistema”.
Da dove provengono le risorse che avete a disposizione?
“Le Camere di commercio non ricevono dallo Stato alcuna contribuzione. Noi dipendiamo esclusivamente dalle imprese e dai servizi che ad esse siamo in grado di offrire, e riteniamo sia nostro compito imprescindibile valorizzare queste risorse e reimmetterle nel sistema produttivo”.
Quale cambiamento culturale serve per riprendere la via dello sviluppo e quale ruolo può giocare il sistema camerale nel creare le condizioni per la ripresa?
“Dalla crisi usciremo solo se saremo uniti. La piccola e piccolissima impresa ha bisogno di risposte chiare, e serve uno sforzo in più, prima di tutto da parte nostra, ma anche da parte della politica e del mondo del credito”.
Per esempio?
“Una vera e propria emergenza è la sottocapitalizzazione delle nostre imprese e l’indebitamento che, soprattutto nel Perugino, è il vero, drammatico problema di tante, troppe, piccole e piccolissime aziende. Insomma, bisogna pensare al piccolo ma senza pensare in piccolo. Fondamentale è il sostegno per l’accesso al credito. Il sistema camerale ha già stanziato ingenti risorse nel 2011 per facilitare in questo le micro, piccole e medie imprese. Mi riferisco al protocollo d’intesa siglato dal sistema camerale umbro con la Regione, per rafforzare l’operatività dei Consorzi di garanzia fidi e delle Cooperative artigiane di garanzia attraverso contributi annuali ai fondi rischi. Inoltre abbiamo finanziato e gestito un bando per la patrimonializzazione delle imprese”.
Tradotto in numeri, di cosa parliamo?
“In questi giorni la Giunta e il Consiglio camerale hanno approvato il bilancio preventivo per il 2012 e hanno destinato quasi 2 milioni di euro sulla macro linea di intervento per il settore del credito, cui si aggiungono gli interventi per la valorizzazione del territorio e delle attività produttive, l’internazionalizzazione e lo sviluppo delle infrastrutture. Queste ultime beneficiano di risorse ulteriori derivanti dalla maggiorazione del diritto camerale: circa 2 milioni e mezzo di euro annui destinati all’aeroporto San Francesco e al Quadrilatero Umbria-Marche”.
Nel marzo 2010 le Camere di commercio di Perugia e Terni e la Regione Umbria hanno varato un piano triennale di comunicazione istituzionale del brand Umbria da un milione e mezzo di euro: una cifra importante, ma insufficiente per un’azione efficace ed incisiva come quella realizzata per esempio dalla Regione Marche con un budget nettamente superiore. Quali azioni sono già state realizzate e quali sono in programma?
“Il protocollo d’intesa con la Regione era stato concepito come una strategia per potenziare il territorio e l’attrattività turistica dell’Umbria, e porre le basi per fare delle reali politiche del turismo. Oggi c’è troppa frammentazione di interventi e, in verità, i pacchetti venduti sul Web non sono in grado di promuovere efficacemente l’Umbria. Servirebbe la definizione di un piano di comunicazione regionale che sappia valorizzare tutte le risorse culturali, ambientali, eno-gastronomiche, artigianali e rurali, nonché l’immagine complessiva della nostra regione”.
Mi pare che vi sia comunque un certo ritardo …
“Effettivamente siamo un po’ in ritardo nell’attuazione complessiva del protocollo, anche se in questo ultimo anno sono state realizzate diverse azioni di comunicazione e promozione del territorio, anche attraverso i canali televisivi e sul Web. L’impostazione di fondo resta quella della promozione integrata, perché il territorio può essere promosso efficacemente solo attraverso i prodotti di punta più rappresentativi della identità e della qualità di cui essi sono espressione”.
Il Centro per la promozione della internazionalizzazione delle imprese umbre è ormai pienamente operativo. Non ritiene che anche qui occorrano maggiori risorse per un piano che vada oltre le attività promozionali tradizionali, che coprono oggi gran parte del budget del Centro?
“Finora il Centro ha indirizzato il proprio intervento soprattutto nei settori produttivi specifici dell’Umbria, individuando come Paesi target la Germania, il Brasile e gli Stati Uniti. In prospettiva, tra le priorità della Camera vi è l’accompagnamento delle imprese nell’espansione all’estero attraverso il co-finanziamento del programma del Centro estero dell’Umbria. Stiamo cercando di giungere ad una condivisione col Centro estero di alcune iniziative che l’ente camerale ha in programma di realizzare”.
E sulla promozione del territorio umbro all’estero?
“Stiamo lavorando con Ryanair nei Paesi raggiungibili con voli diretti dallo scalo di Perugia-Assisi. Inoltre abbiamo in programma alcuni road show con tour operator degli Stati Uniti e una serie di educational tour in Umbria con operatori canadesi. Infine proseguiremo con il progetto ‘Ambasciatori dell’Umbria’, il cui obiettivo è quello di creare dei ponti commerciali con alcuni Paesi dell’America Latina, e che ha già portato centinaia di operatori economici dal Centro e Sud America in Umbria”.
Il 14 ottobre, al III Forum economia e società, citando i risultati di un’indagine Confcommercio che indicava per il 93% del campione un giudizio sulla classe politica “insufficiente”, ha detto che la politica deve avere un’idea alta, una visione, una strategia, ha invocato l’avvio di una stagione della sobrietà e della responsabilità, chiedendo alla politica di mettersi al passo del Paese che produce e che lavora e di farlo in fretta, perché il tempo sta per scadere. Ricordando poi il Progetto industria 2015 voluto dal governo Prodi, ha proposto un Progetto servizi 2020. Ci può chiarire meglio il contenuto di questa proposta?
“La nostra era, e rimane, la richiesta di una svolta vera. Alla politica chiediamo di delineare con previsione il modello di sviluppo verso il quale si intende andare. La nostra idea noi ce l’abbiamo. Come attori del Progetto servizi, sul quale convogliare strumenti normativi e risorse nei prossimi anni, non abbiamo solo in mente i nostri settori del terziario, ma anche un pezzo di artigianato e di cooperazione, perché sappiamo che da soli non si va da nessuna parte. Così come siamo convinti che non possiamo continuare a puntare solo sulla grande e media manifattura, perché l’industria da sola non ce la fa a traghettare la regione oltre la crisi”.
Insomma puntate sul piccolo…
“Intorno alle piccole e piccolissime imprese umbre si può costruire un nuovo modello di sviluppo e una nuova prospettiva di crescita, in un rapporto di pari dignità e anzi di integrazione con gli altri comparti. L’abbiamo già detto: occorre passare dalla ‘competizione’ tra settori alla ‘complicità’ attraverso la quale produrre un effetto moltiplicatore delle virtù e dei valori di cui ognuno è portatore”.
Nella sua prefazione al mio libro “Il mondo è cambiato, cambiamo l’Umbria” chiudeva così: “Gli amministratori regionali, gli enti, il mondo del lavoro e quello dell’impresa hanno davanti una sfida: quella di unire i preziosi frammenti dell’Umbria per mostrare al mondo il ritratto di una regione capace di futuro”. A oltre un anno di distanza, ritiene che il suo invito sia stato accolto?
“Secondo una tesi molto diffusa, fra le ragioni della bassa produttività del sistema Italia, e dell’Umbria, vi sarebbe la limitata dimensione delle imprese. In Umbria, come del resto in Italia, le micro-piccole e medie imprese costituiscono oltre il 95% del totale delle imprese. Ritengo che certi problemi strutturali possono essere superati soltanto con la coesione e la concertazione delle forze politiche e sociali. Bisogna pensare al piccolo ma in un’ottica di collaborazione, di rete, e con una visione dello sviluppo non di breve respiro. Gli sforzi delle istituzioni devono convergere per sostenere le piccole e medie imprese. Agire in rete, in alleanza con altre imprese, istituti di ricerca ed enti che fanno innovazione, è una scelta che può risultare decisiva. L’Umbria può vincere la sfida della crisi, perché ha sufficienti energie, risorse e giuste competenze, purché si superino gli individualismi e le diffidenze”.
Il presidente Confcommercio nazionale Carlo Sangalli, in scadenza di mandato, concludendo i lavori del Forum del 14 ottobre, ha ipotizzato la sua candidatura a succedergli nella più alta poltrona di piazza Gioacchino Belli a Roma: un attestato di stima e di amicizia per le tante battaglie condotte insieme, o un’indicazione concreta per la prossima assemblea elettiva?
“Mi piace piuttosto pensare che, con la sua battuta, Sangalli avesse voluto testimoniare stima ed amicizia verso tutti gli imprenditori umbri che rappresento, e che, soprattutto, si riconoscono in questa grande organizzazione che è Confcommercio”.