Sabato 21 marzo si è svolta la seconda lezione del corso di formazione politica e sociale Agorà, sul tema ‘I volti della globalizzazione’. I numerosi risvolti di una problematica evidentemente molto ampia sono stati mostrati con chiarezza nell’introduzione di Alessandro Manfucci e soprattutto nel ricchissimo intervento di Pierluigi Grasselli, docente di Economia presso l’Università di Perugia. Partendo dalla constatazione che non ci si può limitare a demonizzare la globalizzazione, ma occorre indagarne a fondo gli aspetti positivi e negativi (i volti appunto), il relatore ha mostrato come si sia prodotto un profondo sbilanciamento, così che, invece di favorire l’integrazione culturale, l’ampliamento di orizzonti ha finito per provocare l’impoverimento di grandi zone del pianeta, lo sfruttamento irresponsabile delle risorse ambientali, la concorrenza non regolata tra lavoratori di diversi Paesi e l’appiattimento complessivo, col solo vantaggio di pochi grandi operatori di mercato. Proprio del Mercato e dei suoi limiti costitutivi si è parlato nel cercare di capire come, lasciando il governo esclusivo del mondo all’economia, siano stati ignorati i risvolti ambientali, sociali ed etici dello sviluppo e si sia concesso ampio spazio al dilagare degli individualismi. La relazione s’è soffermata a tal proposito sul concetto di ‘sostenibilità dello sviluppo’, da intendersi come capacità di utilizzo delle risorse del pianeta in modo da non compromettere le condizioni di vita della generazione presente e di quella futura. Alla luce di una tale definizione, il nostro modo di vivere la globalizzazione evidentemente non può risultare sostenibile. Tutti gli aspetti della riflessione convergono dunque su una questione importante: cosa fare per riportare al centro di un sistema globalizzato il valore della persona e delle persone? Definendo il ‘bene comune’ come bene relazionale, che si costruisce insieme perché si possa poi godere insieme, da intendersi insomma non come la somma delle utilità individuali ma come il bene di tutti e di ciascuno, tornare alla persona può significare soltanto rivolgersi alla capacità propositiva di ognuno; e riportare il centro della decisione alla discussione politica vera e propria, cominciando dal basso, dalla nostra città, dai nostri quartieri, sapendo valorizzare al meglio le ricchezze di ciascuno. È chiaro dunque che globalizzare la democrazia per costruire insieme il bene comune significa anche, nel nostro piccolo, tornare a partecipare e non limitarsi più a delegare: una grande sollecitazione per tutti i cittadini del mondo.
Meglio la persona che il Mercato
AGORÈ. Al corso di formazione politica intervento del prof. Grasselli su 'I volti della globalizzazione'
AUTORE:
Anna Ascani