Un antico insediamento romano che restituisce vetri, monetine d’età imperiale, piccoli monili, lucerne, frammenti di vasellame d’uso quotidiano. Ci sono voluti gli americani della Drew University di Madison (New Jersey) – un’ora di distanza da New York – per riportarlo alla luce. Fino ad oggi è stato scavato un terzo di ettaro, l’area indagata è di circa due. L’ultimo ritrovamento, di tre-quattro giorni fa, sono stati dei grandi muri. Ma che lì, appena dietro la chiesa romanica di Santa Maria in Pantano, a Massa Martana, ci fosse stato un antico abitato romano, lo sapevano tutti. Per primi gli agricoltori che hanno lavorato quei terreni, dove spesso i loro aratri incocciavano contro i resti dell’età romana. Il Comune di Massa Martana, che ora finanzia gli scavi insieme all’ateneo statunitense (in totale, circa 45 mila euro per un mese di lavoro) si era sempre disinteressato dell’area, snobbata anche dalla Soprintendenza archeologica dell’Umbria. Nonostante prove evidenti: il passaggio dell’antica Flaminia proprio su quei terreni, la vicinanza delle uniche catacombe cristiane dell’Umbria, un’ex abbazia benedettina del IX secolo, ricca di testimonianze ed edificata su preesistenti edifici romani, il lavoro di alcuni appassionati e storici locali fondatori del Museo Flaminio massetano. I quali andavano – come fece per anni l’ideatore dello stesso museo, Ottorino Caramazza – a raccattare dai contadini reperti già trasformati in reggivaso, sedili, architravi e soprammobili ‘di seconda linea’. ‘Nel 2007 abbiamo sondato il terreno – spiega il direttore del cantiere, docente di Studi classici della Drew Univerisity, John Muccigrosso – ma già dalle foto aeree percepivamo le strutture romane. Poi, grazie alle prospezioni geomagnetiche (sorta di ecografia del terreno, ndr) realizzate dal Centro di eccellenza del dipartimento Uomo e territorio dell’Università di Perugia, siamo stati in grado di andare a colpo sicuro. Dunque, sappiamo già dove e per cosa scavare. Ciò, naturalmente, evita di sprecare tempo e soldi’. Le prime strutture rinvenute (quelle più in superficie) risalgono al IV-V secolo dopo Cristo, le ultime probabilmente al III o già al II. ‘Non c’è dubbio che questo scavo ha riportato alla luce il Vicus Martis – continua il professor Muccigrosso -, un insediamento per stazione di sosta e deposito di merci in arrivo e in partenza per Roma. Già nell’adiacente chiesa di Santa Maria in Pantano troviamo iscrizioni che ne parlano chiaramente’. Fino ad ottobre e nei prossimi anni, gli studiosi cercheranno di raggiungere strati di terreno che racconteranno una storia ancora più antica. ‘Scavando ‘fino’ al 220 avanti Cristo, stesso anno del monumentale ponte Fonnaia, sarebbe possibile sostenere che i cristiani delle vicine catacombe (appena 3 chilometri lungo l’antica Flaminia, ndr) abitavano qui’, afferma Carlo Zoccoli, il portavoce dell’Intrageo, impresa archeologica tudertina che ha creato la positiva sinergia fra il Comune di Massa Martana, la Soprintendenza archeologica e la Drew University.
Massa Martana: i romani c’erano davvero!
Tornano alla luce reperti romani del II-V secolo. In realtà gli archeologi lo scoprono per ultimi...
AUTORE:
Paolo Giovannelli