Come è possibile far diventare le comunicazioni sociali fattore di vero progresso e veicolo di autentica speranza in un tempo attraversato da paure e incertezze? La questione se la sono posta i direttori degli Uffici diocesani Comunicazioni sociali al recente convegno annuale che si è tenuto ad Ancona. Il tema, o meglio le proposte emerse, è stato riproposto in occasione della riunione regionale degli operatori dei mass media dal direttore dell’Ufficio diocesano di Spoleto Norcia. Ne sintetizziamo i quattro punti centrali. Valorizzare le comunicazioni sociali nella Regione Ecclesiastica ‘I mezzi di comunicazione – ha detto Carlini -si devono adeguare al nuovo corso. Altrimenti siamo fuori. Non basta restaurare gli studi di una radio, cambiare le apparecchiature: dobbiamo cambiare mentalità’. Apprezzare i mezzi di comunicazione presenti nelle diocesi e nelle regioni ecclesiastiche (in questo caso nella nostra regione ecclesiastica). E’ necessario, non solo apprezzarli, però metterli in rete, attraverso anche gli strumenti del nostro tempo (portali informatici, linguaggi multimediali ecc’), tutte le testate presenti nella Regione Ecclesiastica. È basilare che carta stampata, radio, tv, dove c’è, e altri dialoghino, percorrano la stessa strada. Necessità che in ogni diocesi ci sia l’ufficio delle comunicazioni sociali, con relativa commissione, con i laici che non devono essere ‘supplenti’, ma persone di ruolo. Formazione dei giornalisti cattolici Una formazione delle coscienze, perchè attraverso la professione è testimone della fede; ma anche tecnica: il giornalismo è una professione. In questa direzione la Cei propone dei corsi di formazione quali il Media Working Project e altri corsi svolti anche con il contributo di università quali la Lumsa.). Come far conoscere e diffondere i media cattolici Su questo punto ci è stata ribadita l’esperienza del Porta parola, da potenziare e da attivare. Si può pensare alla pagina diocesana sul quotidiano Avvenire, pensare a nuove forme di diffusione dei settimanali diocesani, delle radio e televisioni e altro’. In questa direzione è stato dato un suggerimento per avvicinarci alle fasce giovani: utilizzare molto i linguaggi multimediali (messaggi sul telefonino; internet; radio, insomma tutto quanto è alla portata dei giovani). Progetti da studiare e magari realizzarePuntare sull’animatore della comunicazione e della cultura. L’Umbria purtroppo in questo è indietro rispetto ad altre regioni, così come nella presentazione al clero e alla gente del direttorio sulle comunicazioni sociali. Una strada da percorre potrebbe essere quella di individuare, insieme ai parroci, persone, magari non coinvolte a pieno nelle altre attività pastorali, che possono promuovere la comunicazione all’interno delle comunità cristiane.