Quella di padre Piergiorgio Gamba sembra una voce che urla nel deserto, chiedendo solidarietà. Un prete monfortano che da quarant’anni è in Malawi. Ha visto la devastazione del ciclone Freddy, che ha provocato ormai più di 500 morti. Senza contare i feriti e gli sfollati e le devastazioni causate anche nei vicini Mozambico e Madagascar.
“È una forza impari, quella che sospinge nuvoloni che a mulinello avanzano paurosamente tra la fragilissima struttura dei villaggi e delle capanne – aggiunge padre Gamba –. Strade che sprofondano, ponti che ormai non ci sono più e capanne di fango che diventano tombe. A mani nude la gente cerca nel fango figli e parenti, se mai qualcuno fosse sopravvissuto là dove le capanne sono sprofondate. Impressionante è stato il disastro causato anche all’interno delle città, che pur sembravano le più protette”.
Purtroppo non ci sono agenzie internazionali a registrare con esattezza i danni, né risulta la partenza di inviati dalle redazioni dei giornali per testimoniare con servizi e immagini le storie di famiglie spezzate, di bambini sepolti nel fango della propria casa o di persone che vagano senza più un punto di riparo. Il Malawi era povero già prima e stava lottando contro un’esplosione di colera causata dal ciclone Ana dello scorso anno. Tutte vittime dei cambiamenti climatici che attendono giustizia, oltre che solidarietà.