Mai come in questo periodo salta prepotentemente in mente l’importanza che la comunicazione sociale riveste nel nostro mondo e mai come oggi i cristiani si sentono sottoposti ad una valanga di accuse e mistificazioni a livello planetario. Intanto è da notare come siano proprio i vecchi e nuovi media (radio, televisione, cinema, quotidiani, periodici, computer, telefoni cellulari) a unificare il mondo a livello di conoscenza e di interdipendenza, nel senso che una cosa che avviene in qualsiasi parte del globo terrestre va a confluire nel grandioso e inarrestabile flusso della informazione che entra nelle case del più sperduto villaggio. Questo fenomeno unico nella storia del mondo porta con sé conseguenze sul piano dell’economia, politica, costume. Ha anche riflessi importanti se non decisivi sulla fede e i comportamenti morali. Si avverte in maniera epidermica in questo momento in cui nelle sale cinematografiche viene proiettato un film che racconta una devastante storia falsificata della vita di Gesù. Una storia raccontata prima in un libro che ha diffuso 50 milioni di copie sul quale abbiamo scritto nel numero 17 de La Voce e di cui scrive anche l’arcivescovo Chiaretti in questo numero a pagina 11 ‘Un romanzo che ci offende’. In tutto questo regna la regola della libertà di espressione e della produzione e commercializzazione dei prodotti della mente ed è piuttosto vano reclamare il rispetto della dignità delle persone e di quei valori che alimentano il cammino della civiltà. Come è vano indignarsi contro informazioni false, pubblicità ingannevoli, spettacoli osceni e violenti. La Chiesa ha indicato ai cattolici una strada che essi hanno ancora solo in parte compreso: la via dell’impegno coraggioso ed efficace per una pastorale organica delle comunicazioni sociali che coinvolga tutto il popolo cristiano. Sono quaranta anni, dal Concilio ad oggi, che la Chiesa ripropone il tema della comunicazione sociale. Benedetto XVI lo ha ribadito anche quest’anno per la Giornata di domenica prossima, festa dell’Ascensione. Il suo messaggio porta il titolo: ‘I media, rete di comunicazione comunione e cooperazione’. Egli parte dalla consapevolezza del ‘potere dei media nell’influenzare l’intera società umana’ e invita tutti gli operatori della comunicazione ad essere ‘protagonisti della verità e promotori della pace’. Citando un precedente documento firmato da Giovanni Paolo II (Il rapido sviluppo) il messaggio del Papa propone ai cristiani di adoperarsi nel campo dei media su tre direzioni: la formazione, la partecipazione e il dialogo. La formazione ad un uso responsabile e critico dei media illuminando le coscienze, soprattutto dei giovani perché non siano vittime di alcuna manipolazione. La partecipazione nel senso che non vi siano monopoli che escludano qualcuno dalla fruizione di una bene destinato a tutte le genti. In fine il dialogo, congeniale con i media che sono come una ‘tavola rotonda’ e possono promuovere lo scambio culturale, legami di solidarietà e vincoli di pace. Il papa pensa utopisticamente, secondo la spinta che gli viene dalla speranza cristiana, alla prospettiva di costruire, attraverso il dialogo ‘una civiltà dell’amore, aspirazione di tutti i popoli’. In tutto questo non è escluso, anche se non è detto esplicitamente, che attraverso i media possono essere veicolate le grandi idee cristiane che dicano al mondo le ragioni della speranza che è in noi.
Mai come oggi
AUTORE:
Elio Bromuri