Ma la coalizione c’è o non c’è?

In Regione sembra sempre più problematica l'alleanza tra Pd e sinistra radicale. Tippolotti e Lupini lasciano Rifondazione

‘Scricchiolii’ per qualcuno, ‘sceneggiate’ per qualcun altro, ‘niente, proprio niente’ per i più cinici e smagati. Non sono stati univoci i commenti a quel che è successo nella seduta di fine gennaio del Consiglio regionale dell’Umbria che, convocata per votare il Documento annuale di programmazione (Dap), si è animata – inaspettatamente? – per iniziativa di Rifondazione comunista. Anzi, precisamente del capogruppo di Rifondazione comunista, quello Stefano Vinti che, con l’uscita dei suoi colleghi vendoliani (Tippolotti e Lupini) dal partito e dal gruppo, rimane da solo a tenere alta la bandiera rifondatrice a palazzo Cesaroni. Vinti ha preso la parlare non sul Dap ma sulla legge elettorale per le europee e contro lo sbarramento al 4 per cento, secondo lui (e secondo i Verdi) ‘ammazza-piccoli’. Con accenti sempre più accalorati, ha messo praticamente in discussione non solo il voto del Prc sul Dap, ma il prosieguo della collaborazione con la coalizione di centrosinistra. Un comportamento, questo di Vinti, che ha indotto il capogruppo del Pd, Gianluca Rossi, a chiedersi se ci fosse ancora una coalizione di centrosinistra in Regione. Poi c’è stata una pausa (sofferta, raccontano’) e dallo stesso Pd sono arrivate rassicurazioni sul fatto che in Umbria la coalizione continuerà ad essere ‘plurale, a tutti i livelli’. Su quel ‘a tutti i livelli’ lo strappo (se tale era stato’) si è ricomposto, e Vinti ha votato il Dap. Incidente chiuso? Si vedrà. L’impressione epidermica che resta è che la maggioranza umbra non sia poi così granitica, e che più si avvicinano gli appuntamenti elettorali, più aumentino le sue fragilità. Che non è sempre agevole tenere sotto traccia. D’altronde il dimezzamento netto di consensi patito dalla sinistra radicale alle ultime elezioni politiche non poteva, neanche in Umbria, restare senza conseguenze, che non sono solo interne ai partiti in questione ma si estendono a tutta la coalizione. Così come (e questo il Pd dell’Umbria prima o poi dovrà chiarirlo’) non potrà restare senza strascischi l’evidente contraddizione fra la posizione del segretario nazionale dei Democratici, Veltroni, favorevole allo sbarramento al 4 per cento, e quella del Pd in Regione, che parla di una coalizione ancora plurale. A questo riguardo, forse, sarebbe più trasparente parlare di un dissidio che fa riferimento alla scelta del Pd di correre da solo alle politiche dell’aprile scorso: se questa scelta dovesse essere confermata ‘a tutti i livelli’, di quale coalizione si potrebbe ancora parlare, anche in Umbria? Tra questi ‘scricchiolii’, ‘sceneggiate’ o come li si vuole definire, non si è appalesata (ancora) la posizione della presidente della Regione. Chi conosce il carattere di Maria Rita Lorenzetti ed il suo modo di intendere la politica, assicura che il ‘galleggiamento’ non è nelle sue corde. Si può escludere che l’attuale legislatura regionale finisca in anticipo?

AUTORE: Daris Giancarlini