In un articolo apparso su Il Corriere della sera di martedì scorso a firma di Giovanni Sartori si leggeva: #$Rassegnamoci, è una guerra#$. Constatazione amara e tragica. E/ inutile nascondersi dietro le parole e concludeva con un appello a combattere a difesa dei valori etico politici occidentali offesi dal nemico. Non tutti sono d/accordo e preferiscono parlare di risposta ad una aggressione, di rappresaglia, di azione di polizia internazionale. Ma ammesso che sia guerra molte e diversificate sono le posizioni di fronte a questa situazione comunque la si voglia chiamare. Chi è a favore, chi è contro, chi non vede l/ora di partecipare mandando mezzi e truppe, chi bestemmia le religioni ritenendole la causa del conflitto, chi ha paura e lo dice e chi non lo dice ma nutre brutti presentimenti, chi prega in silenzio o celebra liturgie propiziatorie, che è preoccupato per le vittime innocenti, e chi pensa, come ha fatto Andreotti nella discussione al senato che anche i soldati sono esseri umani, chi teme per la brutta figura che farà la superpotenza americana, come a suo tempo l/ha fatta la superpotenza sovietica in Afghanistan, chi prevede l/acuirsi della contrapposizione tra mondo islamico e mondo cristiano, tra oriente e occidente, tra nord e sud del mondo, tra poveri e ricchi e così via, fino alla totale confusione di pareri e orientamenti. La televisione non cessa di mettere a confronto gli uni contro gli altri nella soddisfazione dei conduttori che così facendo rendono più attraente lo spettacolo e più alto l/ascolto delle loro trasmissioni. Si passa poi a discutere sugli abiti di copertura delle donne musulmane di alcuni paesi e proviamo lo stupore di sentire una Alessandra Mussolini schierata a favore della civiltà musulmana e così comprensiva da paragonare le donne afgane alle suore e il maschilismo dei mullah a quello dei preti. Intanto cadono le bombe e giustizia non è fatta. Gli assassini si sono già autopuniti con il suicidio facendo intendere che nessun altro deve considerarsi colpevole. Ciò fa buon gioco a coloro che non sono convinti che Osama Bin Laden sia il colpevole della tragedia americana e di quello che segue. La donna somala apparsa a Porta a Porta non ha potuto dire altro che il generico essere contro ogni tipo di terrorismo e violenza, facendo sottintendere che lei non è per niente convinta che vi siano prove certe contro Bin Laden. In questo contesto di opinioni e contrapposizioni la maggioranza delle persone è disorientata, come mostrano alcuni sondaggi che denunciano il rischio di confondere le vittime con gli aggressori, quando in nome della pace si vuole imporre il dovere di subire il torto senza ristabilire la giustizia e impedire operazioni terroristiche e, d/altra parte, l/altro rischio di considerare gli innocenti colpiti (per sbaglio!) un sacrificio necessario per garantire la vittoria. Noi ci permettiamo di dire sommessamente che al di sopra anche della pace c/è la giustizia (#$Opera della giustizia è la pace#$, Isaia.) che può e deve essere ricercata e realizzata da coloro, persone e organismi politici internazionali, che sono investiti di autorità per esercitare la legittima difesa a favore di coloro che sono ingiustamente aggrediti e ricostituire l/ordine distrutto. Ricordiamo però anche che la ricerca ostinata e assoluta della giustizia può cadere nell/eccesso di severità e riversarsi in un danno maggiore. Se vale nei rapporti privati il detto #$summum jus summa iniuria#$ (la estrema applicazione della legge può diventare una estrema ingiuria), ciò vale anche e soprattutto dove sono in gioco migliaia di vite umane. Per questo ci sembra di dover ripetere con Card. Camillo Ruini: #$che il tempo delle armi sia breve#$, e potremmo ricorrere ai continui appelli del vecchio e accorato Papa che ha sperato, durante l/anno del Giubileo e continua a sperare forse più di quanto gli è concesso dall/eccesso di odio che dilaga nel mondo. In questi giorni molti ricordano l/incontro delle religioni per la pace avvenuto ad Assisi il 27 ottobre del 1986. Riempiamoci gli occhi di quell/icona straordinaria e teniamo alto lo #$spirito di Assisi#$. E/ l/unico modo che abbiamo per tirarci fuori dalla confusione delle idee, dallo stordimento e dalla paura.
Ma è proprio guerra?
AUTORE:
Elio Bromuri