L’unità nasce dall’acqua

ECUMENISMO. La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
Gesù con la samaritana al pozzo, Cappella della “Casa incontri cristiani”- centro Aletti, Capiago (CO)
Gesù con la samaritana al pozzo, Cappella della “Casa incontri cristiani”- centro Aletti, Capiago (CO)

Gran parte dei battezzati sparsi nel mondo durante la settimana 18-25 gennaio si ritroveranno attorno al pozzo di Giacobbe a meditare e attualizzare l’incontro di Gesù con la samaritana. Gesù dice alla donna, in un meriggio caldo e afoso: “Dammi un po’ d’acqua da bere” (Gv 4,7). Da queste parole, di una semplicità disarmante, nasce un dialogo tra i più affascinanti e misteriosi del testo evangelico.

Questo brano è stato scelto da una commissione mista di cattolici, ortodossi ed evangelici del Brasile e offerto ai cristiani di ogni appartenenza confessionale, desiderosi di ripristinare l’unione dei discepoli di Gesù Cristo, voluta e invocata da lui stesso nel Cenacolo durante l’Ultima Cena.

L’iniziativa di celebrare annualmente una Settimana alla preghiera per l’unione dei cristiani, come è oggi formulata, è entrata nella programmazione delle Chiese e comunità cristiane dal 1968, ma la sua pratica tra i cristiani data da molto tempo prima: risale a Paul Wattson, che la istituì nel 1908, e a Paul Couturier, che la riformò e rilanciò con uno spirito nuovo nel 1935. Non possiamo dilungarci qui ora a spiegare tutta la storia. Ci basti segnalare la diffusione nel tempo e nello spazio di un’iniziativa ecclesiale ed ecumenica che resta come un pilastro nella storia del cristianesimo.

Di questa storia, purtroppo, si conoscono prevalentemente le divisioni e gli scandali, che gli avversari di Cristo e dei suoi discepoli non si stancano mai di enfatizzare per denigrare la fede cristiana agli occhi dei suoi fedeli.

La preghiera per l’unità è anche un’occasione per indurre i cristiani di tutte e confessioni e denominazioni a prendere coscienza dello “scandalo” delle divisioni, che contrasta con la volontà del Signore ed è di grande ostacolo alla diffusione del Vangelo. Gesù infatti ha pregato il Padre con queste specifiche parole, che ogni cristiano dovrebbe scolpire nella sua coscienza di fede: “Fa’ che siano tutti una cosa sola: come tu, Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi. Così il mondo crederà che tu mi hai mandato” (Gv 17,21).

Non sono le uniche parole che Gesù abbia detto per insegnare ai suoi discepoli l’unione nella fede e nell’amore, per rendere credibile il messaggio di fede e di amore che essi devono portare al mondo in modo ragionevole e credibile. Molte indicazioni sono state date anche dagli apostoli, in particolare Paolo (Prima lettera ai Corinzi), tanto che la Chiesa è definita nel Credo elaborato dai Concili di Nicea e di Costantinopoli – tuttora proclamato nelle liturgie – “una, santa, cattolica e apostolica”, dove si pone in primo piano l’unità, senza la quale sarebbe difficile vedere attuate le “note” della santità e della apostolicità.

Quella della Settimana ecumenica non è evidentemente l’unica preghiera destinata a ottenere dal Padre, per mezzo dello Spirito, l’unione dei Suoi figli nel Figlio. In ogni celebrazione eucaristica è prevista l’invocazione dell’unità e della pace, perché è solo per la grazia di Dio che si potrà realizzare il sogno di Gesù per i suoi discepoli. Sarebbe anche un grande segno di speranza e di pace per il mondo intero, per la grande famiglia umana attraversata e scompaginata dalle ali del maligno “divisore” (diavolo), fomentatore di discordie e violenze senza fine.

AUTORE: E. B.