stata celebrata con i rappresentanti di alcune delle confessioni presenti sul territorio e con la presenza di un alto prelato della chiesa ortodossa armena Taron Cherechian, la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. L’incontro di preghiera ecumenico nella chiesa di S. Antonio a Terni è stato presieduto dal vescovo mons. Paglia, con la presenza di padre Andreca Vasile, prete ortodosso romeno, officiante per la comunità rumena presso la chiesa di S. Alò e di Eric Noffke, da qualche mese responsabile della comunità evangelica di Terni. Canti e preghiere comuni hanno caratterizzato il rito penitenziale in cui si è chiesto perdono per le divisioni che ancora oggi sono in atto nella Chiesa. Dopo le letture e le riflessioni proposte dai rappresentanti delle tre confessioni, insieme è stata proclamata la preghiera del Credo e le invocazioni per la pace nel mondo e per l’unità dei cristiani. La presenza del Vescovo della Chiesa ortodossa armena, a segno di quella unità che deve ritrovare vigore più forte che le divisioni attuali, retaggio di secoli di lotte e scismi ideologici, riporta anche alla mente la vicenda storica e religiosa della nazione armena, una delle prime del mondo a proclamarsi cristiana. La sua conversione risale al 299, ad opera di san Gregorio l’Illuminatore, figura prominente del cristianesimo armeno, mentre si preparava la persecuzione di Diocleziano. Le vicende poi, legate alla dominazione turca e le nuove idee di libertà che si propagarono tra le minoranze cristiane, portarono al genocidio del popolo armeno con l’uccisione di almeno 300 mila persone. I superstiti si stabilirono per lo più in Siria e in Libano e ricostituirono le proprie istituzioni comunitarie. Aggregata inizialmente alla Chiesa metropolitana di Cesarea di Cappadocia, la Chiesa armena divenne autonoma ai primi del sec. V, sotto la giurisdizione di una specie di patriarca che prende il nome di catholicòs. Ricordi di guerre e lotte, ancora oggi, per diverse ragioni, flagellano molti paesi e la testimonianza di pace data da una Chiesa divisa è segnata da gravi ambiguità, strutturalmente debole e poco credibile. È necessario allora intensificare l’azione ecumenica e in particolare la preghiera per l’unità. Con un’unica voce, senza divisioni si rinnova il comune impegno alla riconciliazione e alla giustizia, superando egoismi ed odio. L’unione diventa allora lievito nell’intera comunità umana di una nuova società di pace e di diffusione di uno spirito di dialogo.
L’unione dei cristiani lievito di pace
Incontro ecumenico di preghiera
AUTORE:
Elisabetta Lomoro