Migliorare l’approccio dei media rispetto al fenomeno migratorio, attraverso il confronto con gli operatori del settore. Veicolare in maniera completa, obiettiva le informazioni relative all’immigrazione e all’integrazione. Questo il tema del seminario rivolto a giornalisti e studenti delle scuole di giornalismo, dal titolo “Immigrazione e Integrazione – Il ruolo della Comunicazione nella formazione dell’opinione pubblica”, che si è tenuto la settimana scorsa all’Università per Stranieri di Perugia. L’iniziativa, promossa da Italia Lavoro e realizzata in collaborazione con l’ateneo perugino, rappresenta la prima tappa nell’ambito del progetto voluto dalla Direzione generale dell’immigrazione del ministero del Lavoro “Co.In. – Comunicare l’Integrazione”. Il progetto nasce per offrire un contributo alla corretta informazione sull’apporto dei cittadini stranieri alla vita sociale ed economica del nostro Paese. “Da sempre questo ateneo è legato ai temi dell’immigrazione e dell’integrazione – ha detto in apertura il rettore Stefania Giannini – ed il suo ruolo si sviluppa non solo in rapporto all’educazione linguistica e culturale dei cittadini stranieri che scelgono Perugia per studiare, ma anche per coloro che scelgono il nostro Paese per farne una seconda patria”. Negli ultimi vent’anni, in Europa, si confrontano 23 lingue ufficiali, con un 12% di cittadini immigrati che formano una comunità stanziale. Si stima che entro il 2061 questa percentuale potrebbe aumentare fino al 35%, arrivando a rappresentare un terzo della popolazione. Dei quasi 50 milioni di stranieri presenti in tutto il Continente, all’Italia spetta la quota di quasi un sesto (5 milioni di presenze). Presenti all’incontro anche l’arcivescovo di Perugia, mons. Gualtiero Bassetti, e il presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Umbria, Dante Ciliani. “Una cultura rispettosa della dignità umana – ha detto mons. Bassetti – passa attraverso un’informazione imparziale che sappia diffondere a pieno la profondità del fenomeno migratorio”. E Ciliani: “Nell’affrontare questo tema, è auspicabile che il giornalismo si rimetta in discussione, superando quei pregiudizi culturali che spesso finiscono con distorcere fatti focalizzati esclusivamente sugli aspetti negativi relativi alle minoranze”. “Con il progetto Co.In. – ha concluso Natale Forlani, del ministero – abbiamo deciso di agire attraverso tre canali. In primo luogo abbiamo realizzato un manuale rivolto agli operatori dell’informazione, per fornire uno strumento che possa aiutarli a fare un salto culturale nel raccontare il fenomeno dell’immigrazione. Abbiamo incontrato le comunità, in alcune città italiane nelle quali il fenomeno migratorio assume un’importanza rilevante, andando a realizzare momenti di riflessione sul territorio. Infine, abbiamo coinvolto gli studenti delle scuole di giornalismo, che parteciperanno a una tre-giorni dove verranno presentati i loro lavori sul tema dell’immigrazione”. I doveri dei giornalisti e della political’Arcivescovo di Perugia denuncia la disinformazione sugli immigrati e chiede leggi più favorevoli all’integrazioneNel suo intervento al seminario di studio dell’Università per Stranieri (vedi sopra), mons. Gualtiero Bassetti ha anzitutto “leggermente spostato la consecutio dei termini che compaiono nel titolo, mettendo al primo posto il fenomeno delle migrazioni, poi quello della comunicazione e dell’opinione pubblica e, infine, quello dell’integrazione. Uno spostamento necessario perché prima di tutto è doveroso comprendere l’oggetto della nostra riflessione, ovvero l’immigrazione, quindi il soggetto che può agire sull’oggetto, ovvero i mezzi di comunicazione di massa, e infine la sintesi finale, l’integrazione, che di fatto è sia un obiettivo etico-morale che un’opzione con un alta valenza politico-culturale”. Sul piano mass-mediatico, ma anche etico, ha quindi rilevato che “l’indagine del Censis L’immagine degli immigrati e delle minoranze etniche sui media è estremamente dura nei confronti del sistema comunicativo, del quale denuncia la sostanziale inadeguatezza nella rappresentazione del fenomeno migratorio. Secondo questa ricerca emergono almeno due dati estremamente interessanti: innanzitutto, l’immigrato che appare sulle televisioni è essenzialmente un maschio (ben l’87,8%, a fronte invece del 54,2% delle presenze maschili nel nostro Paese); e nella stragrande maggioranza dei casi gli immigrati entrano nei notiziari televisivi nelle notizie di cronaca. Da questo conseguirebbe che gli immigrati diventano un simbolo della marginalità sociale, quasi sempre coinvolti in fatti di cronaca nera: rapine, prostituzione, spaccio, violenza…”. Nel denunciare questa immagine distorta degli stranieri presenti nel Paese, ha concluso con un richiamo forte a un tema dibattuto: “Penso che sia giunto il tempo – ha detto il vescovo di Perugia – di trovare il modo di riconoscere la cittadinanza italiana ai figli degli stranieri che sono nati in Italia. Manca, inoltre, ancora una specifica legge sul diritto di asilo, e vanno poi rafforzate le azioni di accoglienza rivolte a coloro che fuggono in condizioni di persecuzione politica. Va quindi rafforzato anche l’impegno di protezione sociale delle vittime della tratta, dello sfruttamento sessuale, il contrasto al traffico degli esseri umani, che spesso è gestito da organizzazioni criminali, addirittura a livello internazionale. E infine, c’è ancora troppa discriminazione tra cittadini regolari e irregolari, anche riguardo alla salute e alla maternità. Sono tutti problemi aperti e all’ordine del giorno dell’agenda pubblica. Penso, però, che il compito principale di una comunicazione, onesta, approfondita e rispettosa della dignità umana, sia quello di portarli all’attenzione dell’opinione pubblica e di fornire, in questo modo, il suo contributo per risolverli”.
Lo straniero tra noi non è il “babau”
MASS MEDIA. Seminario di studio per giornalisti su “Immigrazione e integrazione”
AUTORE:
Emiliano Sinopoli - D. R.