Benedetto XVI viene pellegrino ad Assisi, sulle orme di san Francesco, per incontrare la Chiesa che vive in questa terra. Una visita carica di attesa per quello che dirà il Papa, per i gesti che compirà. Ne parliamo con l’arcivescovo Domenico Sorrentino, vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, che accoglie il Pontefice a poco più di una anno dal suo ingresso in diocesi, avvenuto l’11 febbraio 2006. La visita di Benedetto XVI è legata al centenario della conversione di san Francesco, ed è stata preparata da una sua lettera pastorale sul tema della conversione. Di quale conversione ha bisogno Assisi con i suoi santuari e la diocesi che di questi luoghi è custode? ‘Assisi attrae in forza del carisma di Francesco. Ma Francesco dice Cristo. Parlare della sua conversione è parlare del rapporto che egli seppe stabilire con Cristo, lasciandosi alle spalle i lunghi anni di vita mediocre, e prendendo finalmente sul serio il Vangelo. Su questo ho voluto impostare la mia lettera pastorale Va’, Francesco, ripara la mia casa. A questo si riferisce il nostro ‘Anno della conversione’, nel quale si inquadra la visita di Benedetto XVI. La conversione di cui abbiamo tutti bisogno è un rinnovato incontro con Cristo, nell’ascolto della sua parola, nell’assunzione coerente dei valori evangelici. È un discorso che ci tocca come singoli e come comunità. Ha precisi risvolti spirituali e pastorali. È un modo di testimoniare la speranza, nella linea indicata anche dal recente Convegno di Verona della Chiesa italiana’. La figura di san Francesco rafforza l’autorità del successore di Pietro, come è stato scritto, e in che senso? ‘È noto l’amore che Francesco ebbe per il Papa. I suoi erano tempi in cui molti, in nome di un presunto radicalismo evangelico, prendevano le distanze dal Papa e dalla Chiesa. Francesco fece scelte radicali, soprattutto sul versante della povertà, ma comprese che non c’è vita cristiana autentica senza comunione con la Chiesa e i suoi pastori. Si affidò così al discernimento del vescovo di Assisi. Con altrettanta fiducia consegnò il suo carisma nelle mani del successore di Pietro. Fu un modo concreto di affermare il mistero della cattolicità e il ministero del vicario di Cristo, posto a servizio dell’unità della Chiesa’. Questa visita incentrata su san Francesco conferma o corregge quello che è stato definito ‘lo spirito di Assisi’?’Su questa problematica il Papa si è espresso diffusamente nella lettera che mi inviò alcuni mesi or sono, in occasione del ventesimo anniversario dell’incontro di preghiera nel dialogo interreligioso. Lo spirito di Assisi non solo non viene rinnegato, ma rafforzato, perché viene ricondotto da Benedetto XVI alla sua sorgente. Certamente appartiene a questo ‘spirito’ il senso del dialogo interreligioso, e soprattutto la preghiera per la pace, fatta in una cordiale vicinanza tra le religioni. Ma al tempo stesso occorre intendere tutto questo lontano da ogni tipo di sincretismo e di relativismo religioso. Sarebbe un tradimento dell’identità cristiana. Il Papa chiede di continuare la grande iniziativa di Giovanni Paolo II in una totale fedeltà al Vangelo’. Cosa si attende dal Papa? ‘Il Papa si mette sulle orme di Francesco convertito. Mi aspetto che ci parli del senso della conversione nella nostra vita, e ci indichi percorsi spirituali e pastorali conseguenti. In particolare, mi auguro che il grande incontro con i giovani a Santa Maria degli Angeli susciti non solo per Assisi, ma per tutta l’Umbria, un più grande entusiasmo nella ricerca cristiana dei giovani e nell’impegno della Chiesa per loro. Pensando poi a quanto egli stesso ha stabilito, nel motu proprio Totius orbis, con il quale ha riordinato l’assetto pastorale delle due grandi basiliche papali, facendole confluire nella pastorale della diocesi, spero voglia anche aiutarci a comprendere questo nuovo percorso e a viverlo sempre più fruttuosamente’. Come si è preparata la diocesi a questo appuntamento? ‘Innanzitutto cercando di vivere bene l”anno della conversione’. È un percorso spirituale in cui stiamo cercando di dare maggiore spazio alla Parola di Dio, all’eucaristia, alla contemplazione, misurandoci al tempo stesso con le prospettive della comunione e della missione, sulle quali centreremo i prossimi passi del piano pastorale. Inoltre, nell’imminenza della visita, abbiamo messo in cantiere diversi momenti culturali e spirituali. Abbiamo riflettuto sulla storia dei rapporti tra i Papi e Assisi, e sul senso del pellegrinaggio. Abbiamo messo a fuoco alcuni libri: quello di padre Maranesi (Facere misericordiam) sulla conversione di Francesco, e una mia pubblicazione (L’esperienza di Dio), dedicata a Benedetto XVI proprio per l’occasione della sua visita’.È la prima volta che accoglie come vescovo il Papa in visita, o ha avuto altre esperienze precedentemente?’Ho accolto Giovanni Paolo II a Pompei, dove sono stato vescovo, a conclusione dell’Anno del rosario. Fu un’esperienza indimenticabile. Il Papa era affaticato, ma visibilmente felice. Mi sento onorato di poter ora accogliere ad Assisi Benedetto XVI. Spero che anche per lui la visita alla nostra città sia fonte di grande gioia’. Organizzare la visita papale non è una grande fatica? Ha trovato consenso e aiuto nella società civile?’I rapporti con la società civile, in particolare con il sindaco di Assisi, Claudio Ricci, e i suoi collaboratori, sono improntati a grande cordialità e collaborazione. Tanti stanno offrendo le loro competenze o le loro sponsorizzazioni. Certamente la fatica è notevole, dato che la visita progettata da Benedetto XVI è molto intensa, e dunque richiede una notevole macchina organizzativa. Ma le cose stanno procedendo bene. Al bilancio finale, non mancheranno certo le deficienze. Noi ce la stiamo mettendo tutta per far bene, e lo voglio dire anche per esprimere fin d’ora la mia gratitudine a quanti si stanno adoperando con tanta generosità’.
Lo spirito di Assisi nello spirito del Vangelo
Il vescovo mons. Sorrentino rivela le sue attese alla vigilia della visita. Ne emergeranno indicazioni pastorali?
AUTORE:
Maria Rita Valli