Lo spartiacque

Ogni volta che torna la data dell’11 settembre si ripresenta prepotentemente alla memoria con vivida e tragica luminosità, la scena delle Torri Gemelle di New York. L’aereo che curva verso la sommità della prima, si schianta, il tonfo, il fumo e il secondo aereo a distanza di 20 minuti con la curvatura, il tonfo, il fumo e poi le sirene e le grida della folla e le sagome piccole piccole che piovevano a terra. Dopo sono successe tante altre cose, da quell’anno 2001, il primo del nuovo millennio. A lungo si era sperato che il Giubileo planetario celebrato dalla Chiesa e anche dalla società civile, dall’Onu, con fiduciose e magnifiche prospettive messianiche, costituisse uno spartiacque, un cambiamento radicale che aprisse una nuova fase storica apportatrice di benessere per tutti i popoli della terra, l’abbattimento delle cause della violenza e l’innalzamento del reddito pro capite di ogni essere terrestre. È sorta persino una religione ad hoc, la New age, che prospettava una nuova era legata alla costellazione dell’Acquario, nella quale avrebbero trionfato pace e felicità per tutti a buon mercato. Ma curiosamente e realisticamente quel termine ‘spartiacque’ che avevamo segnato nelle nostre agende e sognato nei nostri programmi di vita, è stato usato da un nostro amico scrittore P. M. Di Stefano, in un suo saggio di marketing a carattere sociologico, per indicare non il duemila, il Giubileo, ma il 2001, l’11 settembre 2001. Non quindi una svolta nel segno della pace, ma nel segno di una dichiarazione di guerra. Non una mano tesa, ma una sfida. Si deve ripartire quindi da zero (Ground Zero), dalla caduta della fiducia, dal guardarsi in faccia senza occhiali e maschere, riconoscendosi per quello che si è senza illusioni e inganni. Quello spartiacque evocato come un’esigenza assoluta per evitare i peggiori mali per la società, è rimasto un monito ma non ha portato cambiamenti positivi nella storia che ha seguitato a scorrere come prima, come un fiume in piena che si trascina dietro tronchi d’albero e cadaveri. Forse l’avvertimento dello spartiacque lo possiamo trovare nell’interiore cambiamento che sta avvenendo nell’inconscio o nella coscienza collettiva, pervasa dalla paura. Una spinta a cambiare il mondo e prima di tutto il mondo interiore della percezione di sé e degli altri è forse il vero intimo spartiacque culturale e psicologico che si fa strada: nelle religioni per la pace, nelle scuole sempre più miste di bambini e ragazzi di diverse nazioni, nei mass media, nella letteratura. Individui e popoli, oggi sono agitati e scontenti, accomunati da un forte desiderio di trasformazione per un mondo diverso e migliore. Un testo buddista dice che il saggio devoto si rinnova ‘come il serpente lascia la sua vecchia pelle’. Purtroppo ognuno pensa e spera che cambi l’altro secondo il modello che egli propone. È necessario che ognuno sia disposto a cambiare la propria vecchia pelle e non giocare su quella degli altri. La stessa natura, che con i suoi tragici richiami, sembra imitare la violenza dei comportamenti umani, umiliando scienza e tecnica, vanto intoccabile del progresso moderno, e disgregando le sofisticate strutture urbane costituisce un ammonimento e un segno dei tempi. È anch’essa una voce che reclama un cambiamento radicale perché non debbano più essere ricordate date come l’11 settembre e altre tragiche vicende che hanno fatto scorrere lacrime e sangue.

AUTORE: Elio Bromuri