Il 21 novembre, festa di Cristo re dell’universo, sarà giornata di preghiera per i fratelli di fede perseguitati dell’Iraq, immersi in un mare di dolore e di paura. Sono i cristiani, soprattutto cattolici, già da tempo oggetto di attacchi e persecuzioni, i fratelli di fede per i quali siamo invitati dai vescovi italiani a pregare. Anche recentemente vi sono stati 80 feriti e 50 morti uccisi in chiesa. Ma la serie degli attentati, dei morti e di coloro che sono dovuti scappare abbandonando la propria terra è molto lunga. Qualcuno dovrebbe raccogliere e documentare puntualmente, anzi puntigliosamente, la storia della persecuzione anticristiana del secolo scorso che continua nel nuovo in tante parti del mondo. Dobbiamo sapere e deve sapere il mondo. Tutti sono informati delle cadute degli uomini di Chiesa, degli errori e inadempienze. Non c’è scandalo che non venga strombazzato ai quattro venti dalla selva mediatica agitata dal vento. Ora un’organizzazione che si chiama ministero della Guerra dello Stato islamico d’Iraq ha dichiarato che i cristiani, tutti, sono diventati “obiettivi legittimi”. È angosciante la parola “legittimi”. Chi è che dà questa legittimazione? Solo Dio è padrone della vita e della morte. Benedetto XVI ha ripetuto con forza a più riprese, a cominciare dalla famosa lezione di Regensburg, che nessuno può usare la fede e la religione e mettere in mezzo Dio per “legittimare” la violenza che è contraria alla religione e alla ragione. Ma oggi ci sono ancora nel mondo immense moltitudini, per di più ignoranti, che identificano cristianesimo e Occidente come fossero un’unica realtà, pronte a legittimare l’eliminazione dell’infedele o dell’apostata o semplicemente del trasgressore di una legge divina. Quello che i fanatici considerano “infedele”, anche se non fa nulla di male, con la sua stessa presenza disturba, scandalizza, impedisce il cammino nella via di Dio. Se poi si mette nel gioco politico o degli affari, perché deve pur vivere, presta il fianco ad accuse di ogni genere. Questa è la spiegazione degli attentati che avvengono in una fascia che va dall’Indonesia all’India, dal Pakistan al Medio Oriente, e si estende fino ai Paesi islamici dell’Africa subsahariana. C’è anche un’aspra lotta all’interno del mondo musulmano, tra correnti e gruppi rivali, che provoca molte vittime pure tra i musulmani. Ma qui si deve considerare l’identità degli attentatori. Finché esiste anche l’idea che si possa onorare la propria fede facendo uso del proprio corpo come di una bomba esplosiva contro vittime innocenti, dobbiamo aver paura di una barbarie che avanza. Con tale barbarie ammantata di religione avanza anche la tentazione dell’ateismo, il cosiddetto “nuovo ateismo” che ha dichiarato guerra alla religione considerata un male sociale. E tale è nel fanatismo mistico e delirante di Al Qaeda. Sono finiti i tempi dell’illusione dialogica priva di spirito critico. Il dialogo deve aprire un confronto serio e serrato sulle basi della convivenza e sul riconoscimento del diritto alla diversità nei termini consentiti dalla legge e dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Si è detto e si dice ancora che si tratta di attentati che riguardano solo una piccola minoranza esaltata, un’organizzazione estremista e fanatica. Si dice pure che in fondo si tratta di numeri esigui rispetto alla moltitudine di musulmani che supera il miliardo. Qualcuno insiste sul motivo politico che vuole ammantarsi di ragioni religiose, altri che si tratti di ragioni religiose che vogliono camuffarsi di motivazioni politiche. È bene non illudersi. Il pastore evangelico, che voleva bruciare il Corano, è un brutto esempio e, tuttavia, è veramente un personaggio singolo isolato, che i media hanno fatto diventare il detonatore di un’arma che si è rivolta contro di lui che ha finito per fare un clamoroso autogol evocando con il gesto minacciato pagine tristi di storia. Il mondo occidentale cristiano e laico ha protestato contro il fanatico pastore protestante, mentre a fronte degli attentati la grande comunità musulmana, la umma, sparsa nel mondo con tutti i suoi capi, teologi, sceicchi, mullah, non ha dato segni di vita. Ma qui non si tratta poi tanto di bruciare i libri cristiani che tra i credenti musulmani non possono circolare, ma di uccidere i cristiani, visti, anche dopo il Sinodo dei vescovi cattolici del Medio Oriente svolto a Roma, come una comunità legata all’odiato occidente e all’America. Male fece Bush a fare la guerra contro l’Iraq e ad enunciare il proposito di una crociata per la libertà e la democrazia, ed è una colpa che si paga. Preghiera e studio, conoscenza e confronto, coraggio nel dialogo e nell’analisi, proponendo nella preghiera anche la conversione del cuore, alla luce della vera sapienza e intelligenza che vengono da Dio, dall’unico Dio. Nella lotta tra le religioni, infatti, il perdente è proprio lui. Che Dio non voglia.
L’inquietante silenzio
Islam. Il 21 novembre sarà la Giornata di preghiera per i cristiani iracheni. Perché la comunità musulmana tace?
AUTORE:
Elio Bromuri