Gli strumenti di comunicazione divulgano oggi anche ciò che una volta era riservato agli esperti. Problemi di scienza e di filosofia, di morale e di religione, una volta trattati su riviste specializzate, oggi sono trattati anche su giornali e rotocalchi, creando una mentalità diffusa e generica, spesso presuntuosa, con la quale è difficile dialogare seriamente, soprattutto quando si affrontano temi che toccano la fede. E accade spesso. ‘Se c’è una natura vera delle cose’ scriveva in un giornale il filosofo Gianni Vattimo ‘c’è anche sempre un’autorità – il Papa, il comitato centrale, lo scienziato oggettivo, ecc. – che lo conosce meglio di noi e che può impormela anche contro la mia volontà. A che serve insistere sull’oggettività e sulla ‘datità’ del vero se non per garantire qualche autorità a qualcuno?’ (‘Cosa significa oggi illuministi?’, La Repubblica, 2001, 4, 1). Anche se potrà apparire sorprendente, questa strana idea di Vattimo domina in buona parte della filosofia contemporanea e in una diffusa mentalità cosiddetta postmoderna. Ma esiste realmente, c’è da chiedersi, un così radicale contrasto fra verità e libertà, per cui se si vuole la libertà bisogna rifiutare la verità, e se si cerca la verità si perde la libertà, come egli afferma? Commentando le parole di Gesù ‘la verità vi farà liberi’ sant’Agostino si chiedeva: ‘A che giova conoscere la verità?’ e rispondeva: ‘Se non hai gusto per la verità, ti piaccia almeno la libertà’ (Discorsi 134, 2). A quel tempo, insomma, la verità evangelica penetrava negli animi più attraverso il desiderio della libertà, che della stessa verità. Dico ‘a quel tempo’ perché, per non essere fraintesi, di libertà oggi abbiamo quasi paura di parlare ai nostri devoti ascoltatori, anche quando si tratta di libertà ‘evangelica’. Ma Gesù afferma che verità e libertà sono due valori interdipendenti, e quindi irrinunciabili, per cui se si nega l’uno va a finire che si nega anche l’altro. ‘La verità vi farà liberi’ egli dice ai suoi discepoli, e aggiunge: ‘Chiunque commette peccato è schiavo del peccato’ (Gv 8, 32.34). Non è la verità, insomma, che toglie la libertà, ma l’errore, il peccato, cioè il rifiuto della verità. Sembra però che ora, in un vasto pubblico, si stia perdendo il concetto di verità in nome della libertà. Sta diffondendosi infatti in vari gradi e in varie forme, implicite o esplicite, anche a livello popolare, una mentalità, che chiamiamo relativismo, soggettivismo, nichilismo’ Per cui, negando una verità assoluta, oggettiva, va a finire che ciascuno poi se la crea a modo suo. La verità ci fa liberi, ha detto Gesù, e di ‘verità’ cristiana abbiamo sempre parlato nelle liturgie e fuori delle liturgie, ma un po’ meno forse abbiamo parlato di ‘libertà’, e soprattutto di libertà nei suoi rapporti con la verità. D’altra parte, bisogna anche ammettere che questo è un tema assai complesso, che è difficile affrontare seriamente, profondamente, in un’omelia o in una catechesi. Tuttavia, tenerlo sempre presente, almeno come sottofondo d’ogni nostra riflessione o pensiero spirituale, è necessario.
‘Libertà’ va con ‘verità’
Parola di vescovo
AUTORE:
' Giovanni Benedetti