La Procura della Repubblica presso il tribunale di Perugia, con l’avviso di chiusura delle indagini, ha depositato gli atti della inchiesta sulla cosiddetta “Sanitopoli”. Tra i 21 indagati ci sono l’ex presidente della Regione Maria Rita Lorenzetti, l’ex assessore regionale alla Sanità Maurizio Rosi, l’ex capo di gabinetto della governatrice Sandra Santoni, il direttore generale della Asl 3 di Foligno Gigliola Rosignoli, il consigliere regionale del Pd Luca Barberini ed il sindaco di Foligno Nando Mismetti. All’elenco si aggiunge Vincenzo Riommi, che era assessore alla Sanità quando nell’autunno scorso cominciarono ad arrivare i primi avvisi di garanzia per questa inchiesta. Riommi si dimise pur non essendo indagato, e la presidente Catiuscia Marini assunse direttamente la delega alla sanità. Nel luglio scorso, il “rimpastino” in Giunta, con il rientro di Riommi questa volta come assessore allo Sviluppo economico. Qualche giorno dopo la nomina il colpo di scena: Riommi, con la chiusura delle indagini, apprende formalmente di essere indagato in relazione ad assunzioni pilotate in un ente regionale. L’assessore, che intanto è restato al suo posto nonostante le critiche dell’opposizione e le perplessità dell’Italia dei valori, si proclama innocente così come tutti gli altri indagati illustri, che chiedono di essere interrogati per chiarire la loro posizione. Intanto però dall’esame dei contenuti del computer dell’ex capo di gabinetto della Lorenzetti, Sandra Santoni, e dai verbali del suo interrogatorio avvenuto nel marzo scorso, emerge un panorama triste ed a volte persino comico di pressioni di ogni tipo sulla gestione di concorsi, assunzioni ed appalti non solo nel mondo della sanità pubblica. Pressioni e richieste di favori che la stessa Santoni archivia nel suo pc con la parola “marchette”. Ci sono parlamentari e politici, anche con importanti ruoli istituzionali in Umbria, che telefonano per l’assunzione della moglie. Ci sono compagni di partito o amici degli amici che chiedono i più svariati favori: la stipula di una convenzione con uno studio dentistico, un subappalto per i lavori all’aereoporto di S. Egidio, conoscere in anticipo le domande per un concorso pubblico. C’è anche il primario che raccomanda per un’assunzione la moglie “per salvare il suo matrimonio” dimostrando alla consorte che anche lui conta qualcosa. Massimo D’Alema si lamenta per norme troppo restrittive che gli impediscono di installare pannelli solari sulle serre della sua azienda agricola in Umbria, per acquistare la quale – secondo le ultime notizie dei giornali – sarebbe stato costretto a mettere in vendita il suo yacht (la richiesta è di 700 mila euro). Pannelli che però, nonostante le lamentele di D’Alema, non sarebbero stati installati. Nell’elenco di “marchette” ci sarebbe anche l’interessamento di un religioso per sistemare una persona bisognosa. Singolare poi la vicenda di un consigliere regionale che fa sapere che, se non otterrà certi favori, potrebbe fare mancare il suo voto su una certa legge. Come si vede, non si parla di tangenti e di “mazzette”, e sarà la magistratura a stabilire se sia soltanto malcostume o se invece siano stati commessi anche reati. La Santoni nel suo interrogatorio ha detto che le richieste di favori erano tante ma che mai, a sua conoscenza, sono state compiute irregolarità. Ed è la stessa Santoni a rivelare testualmente: “Un’impresa privata che può fare un favore ad un politico lo fa, e forse si fidano di persone segnalate da persone di riguardo”. L’elenco di “marchette” della Santoni in fondo non svela niente di nuovo: le raccomandazioni, anche a fin di bene, ci sono sempre state. È l’avere accantonato il “merito” per privilegiare la sola “fedeltà” a persone o partiti – non è così anche con i “nominati” in Parlamento ed i listini “bloccati” al Consiglio regionale dell’Umbria? – che ha tolto spazio e futuro ai giovani meritevoli, ha soffocato il rinnovamento ed ha contribuito a bloccare lo sviluppo e la crescita dell’Italia. La Casta è poco disposta ai sacrificiLa magistratura di Perugia indaga sulla Sanitopoli umbra e su un sottobosco di raccomandazioni e favori per compagni di partito, parenti ed amici, i politici si accapigliano e si scambiano accuse sulla “questione morale”, ed intanto da lunedì 12 settembre i cittadini devono pagare ticket più salati per visite mediche, esami di laboratorio e farmaci. Tre argomenti che riempono le pagine dei giornali locali nell’ultima settimana, con l’aumento dei ticket che non c’entra niente con Sanitopoli ma che comunque fa pensare alla gente che, alla fine, chi paga è sempre il cittadino. Sì, perché in tempi di sacrifici in cui la “casta” è sotto accusa per i suoi troppi privilegi, anche la politica umbra non sembra riuscire ad ingranare la marcia giusta di un rinnovamento vero, nei fatti e non solo a parole. Per esempio i famosi “vitalizi” di cui usufruiscono 93 ex consiglieri regionali e che costano 3 milioni di euro all’anno. Una spesa coperta soltanto per il 24 per cento dai contributi versati dagli eletti nella assemblea di palazzo Cesaroni. È dura fare digerire l’impossibilità di ridurli con la giustificazione dei “diritti acquisiti”, quando ai cittadini normali per fare quadrare i conti si chiede di alzare l’età della pensione, il cui importo oltretutto continua ad essere limato. Adesso è stato deciso che sarà l’Assemblea dei presidenti dei Consigli regionali ad occuparsi della riforma di questo istituto della quale si parla da mesi e per ora, almeno in Umbria, senza un risultato concreto. Un risultato concreto è invece atteso dalla “semplificazione amministrativa” decisa all’unanimità (fatto eccezionale) dal Consiglio regionale dell’Umbria e dalle riforme annunciate dalla Giunta con, ad esempio, la riduzione delle Asl e l’accorpamento di enti ed agenzie regionali. La storia delle Comunità montane, che a circa un anno dalla loro cancellazione sono ancora vive e vegete, non induce però all’ottimismo.
L’eterno impero delle “raccomandazioni”
La Sanitopoli umbra: lunga lista di raccomandazioni e favori
AUTORE:
Enzo Ferrini