Si parla di almeno 15.000 giovani provenienti da tutta Italia (alcune centinaia dall’Umbria) ma anche dal resto d’Europa e da varie parti del mondo, che parteciperanno il 25 settembre, al santuario del Divino Amore a Roma, alla beatificazione di Chiara Luce Badano, una ragazza ligure morta nel 1990. Chiara Luce è vissuta diciotto anni in famiglia, nella più serena semplicità dei suoi doveri quotidiani. La sua è una vita normale. Ha molti amici che trovano in lei apertura e ascolto. Ma alle medie prova anche l’emarginazione di chi la chiama “suorina” per il suo impegno cristiano. In quarta ginnasio una bocciatura, subìta come ingiustizia, poi la delusione del primo innamoramento. Ma Chiara fa di ogni ostacolo una pedana di lancio. Le difficoltà sono altrettante occasioni per allenarsi a vivere con autenticità il Vangelo. Studio, viaggi, affetti e amicizie; tennis, nuoto e qualche passeggiata con papà Ruggero a raccogliere funghi. La sua felicità è l’amicizia lieta e profonda con la compagnia dei gruppi Gen in cui si è inserita (“Generazione nuova”, branca giovanile del movimento dei Focolari); dopo il primo incontro insieme a Chicca, un’amica, scrive a Chiara Lubich: “Abbiamo cominciato subito la nostra avventura: fare la volontà di Dio nell’attimo presente. Col Vangelo sotto braccio faremo grandi cose”.
Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, aveva lanciato proprio ai giovanissimi una sfida ardita: “Essere una generazione di santi”. Perché, aveva aggiunto “per fare città nuove e un mondo nuovo non bastano tecnici, scienziati e politici, occorrono sapienti, occorrono santi” e non aveva temuto di confidare loro il suo segreto: Gesù nel momento culmine del dolore e dell’amore, quando giunge a gridare l’abbandono del Padre per riunirci a Lui e tra noi. A 16 anni, mentre gioca a tennis, Chiara Luce sente un dolore acuto: è una malattia tremenda che la invade fiaccando il suo fisico. La diagnosi enuncia: sarcoma osteogenico con metastasi, un tumore osseo fra i più dolorosi. Mentre è ricoverata all’ospedale di Torino, capita a far visita il card. Saldarini che, guardandola, ammirato le chiede: “Hai una luce meravigliosa negli occhi. Come fai?”. E lei, dopo un momento di incertezza dovuto alla timidezza, gli risponde: “Cerco di amare Gesù”. Chiara Luce si prepara al grande viaggio leggendo le meditazioni della sua “amica” Chiara Lubich. Dice di se stessa: “Io ho tutto… Dio mi ama immensamente”. Ella è proiettata sino all’ultimo ad amare chi le sta accanto, a comunicare a più giovani possibile l’ideale che la anima, a dare Dio a chi è alla ricerca. È la vigilia della sua partenza per il Cielo. Saluta tutti i presenti ad uno ad uno lasciando loro una consegna: “I giovani sono il futuro. Io non posso più correre, però vorrei passare loro la fiaccola come alle Olimpiadi. Hanno una vita sola e vale la pena di spenderla bene”. E alla mamma: “Sii felice, perché io lo sono”. Riceve un mazzo di rose dalle compagne Gen e commenta: “Che belle, proprio adatte per un matrimonio”. Lo Sposo arriva il giorno dopo, domenica 7 ottobre 1990. Oggi la Chiesa dà notizia a tutti, sia della sua vita, sia del suo rapporto con Gesù. Per informazioni sui pullmann dall’Umbria rivolgersi a: Enza Russo tel. 347 2250972, e-mail enzarusso71 @gmail.com; Luigi Rucco tel. 338 1868842, e-mail rucco.luigi @libero.it. Per conoscere meglio la figura di Chiara Luce: sito internet www.chiaralucebadano.it.