“Emergenza sangue”: i titoli dei media segnalano un rischio. In questa stagione fredda, non solo per l’abbassarsi della temperatura, donare il sangue diventa più faticoso ma la domanda di aiuto è alta, le scorte sono in esaurimento. Si legge nel richiamo mediatico anche la preoccupazione per un calo di cultura del dono, pur considerando che in Italia sono 1.740.000 le persone che offrono gratuitamente agli altri il loro sangue. Ci sono dunque segnali positivi. Non sono pochi, a volte faticano a rompere una crosta mediatica più disposta a indurirsi sul sangue rubato con la violenza che ad aprirsi al sangue donato per solidarietà.
Tra questi segnali c’è, spesso sconosciuto, quello della donazione da parte degli immigrati.Dieci anni fa in Italia erano circa 25.000, nel 2010 sono saliti a 40.000. “Oggi – afferma la Fidas (Federazione italiana associazioni donatori di sangue) in una nota sul proprio sito – nonostante non ci sia un dato nazionale ufficiale univoco sarebbero tra i 125 e i 150.000. Un donatore su dieci, insomma, non è italiano”. Al timore che il “sangue straniero” sia sangue di serie B o poco controllato risponde l’Avis (Associazione nazionale volontari italiani del sangue) sul proprio sito sia con esperienze d’eccellenza di raccolta sangue tra gli immigrati, come quella di Bologna, sia con la pubblicazione di un sussidio che spiega la legislazione e i requisiti che un immigrato deve avere per donare: tra gli altri il possesso del permesso di soggiorno e una conoscenza dell’italiano che gli consenta di comprendere e sottoscrivere i questionari sanitari. La traccia di umanità che si scopre nel centri di prelievo è sorprendente. Torna così alla mente quel “donare il proprio sangue è donare la propria speranza”. Anzi lo declina in modo nuovo perché persone venute nel nostro Paese a cercarvi speranza ora la offrono al nostro e loro Paese attraverso il dono del sangue.
Un altro pensiero sopraggiunge e viene da una dichiarazione della Fidas a fronte di donatori immigrati che in buon numero appartengono all’Islam: “La religione non è una barriera ma è una leva”. Segue una informazione puntuale sul rapporto tra la religione islamica e il sangue: si viene così invitati a superare pregiudizi e a conoscere le altre religioni proprio a partire dal terreno dell’umano.
“Emergenza sangue” è in questi giorni il titolo ricorrente. Dentro questa notizia, dentro ogni notizia, ci sono tracce di umanità. Non è sempre facile, forse non è sempre possibile, scoprirle ma ci si può provare. Sono tracce poste lungo il sentiero della vita e della speranza.