Uguaglianza e giustizia sociale vanno a braccetto. Per garantire la prima, una condizione necessaria è la libertà di godere dell’opportunità di scegliere tra un ventaglio di possibilità, perché ognuno sia in grado di condurre il proprio percorso biografico all’interno di una comunità. La mancanza di uguaglianza produce un contesto in cui le disparità economiche, culturali o relazionali rendono ingiusto non solo il presente ma le potenzialità delle prospettive per il futuro delle persone.
Nel giro di pochi giorni sono stati pubblicati i risultati di due Rapporti sulle dimensioni di disuguaglianza e ingiustizia. La loro combinazione mostra lo stato dell’arte e aiuta ad andare oltre la denuncia per innescare processi trasformativi. Il quarto Rapporto Oxfam afferma che la crescita economica garantisce l’1% più ricco della popolazione e sostiene che, sebbene il patrimonio degli 8 uomini più ricchi nel 2016 non sia cresciuto, è pari a quello del 50% dei più poveri del mondo, oltre 3 miliardi di persone. Il Rapporto evidenzia il falso mito della massimizzazione del profitto a tutti i costi.
Questa strategia economica produce forti disuguaglianze, perché impedisce la redistribuzione concentrando le risorse in poche grandi multinazionali, le quali invece attuano politiche di riduzione della dignità del lavoro nella loro manodopera e ricercano condizioni vantaggiose per pagare meno tasse. Si provoca un cortocircuito che porta poi i Governi nazionali a diminuire le richieste sul fisco, attratti dalla possibilità di aumentare la manodopera, che sarà però sfruttata.
Nello stesso periodo è stato pubblicato il Social Justice Index europeo, rapporto prodotto da un istituto tedesco, il Bertelsmann Biftung. Vi si evidenzia che, a fronte di un leggero miglioramento generale del livello di giustizia sociale nei Paesi del Vecchio Continente, è ancora lontano il livello del 2008, anno precedente alla crisi economica. Quando si scende nel dettaglio dei vari Stati, si osserva che il problema centrale rimane il lavoro. Ci accorgiamo che la segmentazione del lavoro tra lavoratori tutelati e lavoratori atipici e precari è un fenomeno europeo e non solo italiano. Inoltre stanno crescendo anche tra i lavoratori permanenti i working poor, quei lavoratori che non riescono a sbarcare il lunario con ciò che guadagnano. I
l Rapporto segnala che, negli ultimi sette anni, sono passati dal 7% al 7,8%. Altro segnale inquietante è la giustizia intergenerazionale: nel periodo in questione tra i bambini e i giovani è cresciuto il livello di povertà; la quota è passata da 26,4% al 26,9%: un dato allarmante, se si pensa che invece il livello di povertà tra gli anziani si è ridotto dal 23,3% al 17,4%. L’Europa non cura il suo futuro. Uguaglianza e giustizia sociale vanno a braccetto. Se da un lato, come evidenzia Oxfam, è richiesto ai Paesi di concordare politiche capaci di promuovere modelli di economia sostenibile, invece di attuare politiche in autonomia che finiscono per favorire solo le singole multinazionali, dall’altro lato, come si evidenzia nel Social Justice Index, è opportuno far uscire dalla povertà i minori e attuare politiche di orientamento e di formazione al lavoro in grado di sostenere i giovani nel periodo d’inserimento nel mondo della produzione per aumentare il livello di giustizia e promuovere uguaglianza.