È una cronaca, resa piccola da alcuni paletti dell’informazione ma grande per i suoi contenuti, che corre a volte sulle pagine dei quotidiani. Anche in questi giorni lascia piacevolmente sorpresi. Si riferisce a sindaci di piccoli paesi e, senza volerlo, così consente di alzare la testa dalle campagne elettorali per la conquista politica di grandi centri. Non pretende, questa cronaca, di arrivare alle altezze dei racconti giornalistici su Lampedusa o su paesi provati da sofferenze e ingiustizie, tuttavia spinge le domande di chi legge, ascolta e vede, oltre uno scontato orizzonte informativo. A Carpignano Sesia (Novara) il sindaco farmacista, Giuseppe Maio, si è messo alla guida dei suoi 2.500 concittadini che si oppongono alla trivellazione petrolifera delle loro terre e li invita ad acquistare terreni per salvare le vigne. “È questo il nostro oro, altro che il petrolio”, dice il sindaco accanto a una fonte d’acqua a poca distanza dall’area agricola di 28mila metri quadrati scelta dall’Eni per i suoi cantieri. L’acqua, dice il sindaco, è per irrigare le viti e non può essere messa a rischio dalle trivellazioni. Insomma il vino, anche culturalmente, non è meno prezioso dell’oro nero.
Il sindaco di La Salle in Valle d’Aosta, Loris Salice, organizza una battaglia popolare contro le processionarie che minacciano i boschi di conifere purtroppo abbandonati dall’uomo. Quella del sindaco non è una semplice operazione estetica per rimuovere dai pini quelle palle biancastre piene di larve nocive ma è il segno di una consapevolezza ambientale con la quale occorre oggi impostare qualsiasi progetto di sviluppo. E cosa dire del sindaco di Predappio, Giorgio Frassineti, che per rispetto della storia e non certo per una deriva nostalgica, sostiene la costruzione del Museo del fascismo proprio nel paese natale di Benito Mussolini? “Mi aspetto – afferma – un contributo degli storici. I nostri più grandi nemici sono il pregiudizio e la banalizzazione. Dobbiamo andare oltre”. Insomma, dice il sindaco di Predappio, non è con il cancellare la storia che si rende un servizio alla verità e non è con il cancellare le tracce del male che si può impedire a qualcuno di ripercorrerle.
L’elenco dei “sindaci minori” non finisce qui ma potrebbero bastare questi tre casi per rendersi conto che non bisogna perdersi nel luogo comune del “bel paese” perché c’è un “paese bello” grazie a piccole realtà creative che si ribellano alle logiche di un mercato e di una politica che inghiottono valori, ideali, futuro e memoria. Reagiscono e propongono alternative, non separatiste, che non potranno facilmente e velocemente cambiare la direzione della storia ma tengono viva e critica la coscienza di uomini e donne che pensano il futuro guardando alle nuove generazioni.
Potrebbero far sorridere i tre casi accennati oppure potrebbero essere interpretati come “palestre” dove è ancora possibile l’allenamento alla responsabilità, alla partecipazione, alla speranza. Non è cosa da poco e pensando ai giovani coinvolti è un segno da cogliere al volo. Per questo urge un’alleanza tra le piccole realtà e i media perché ci sia più spazio per storie di una periferia “geografica” che sta diventando centro “culturale”. Meriterebbero un richiamo in prima pagina queste “cronache minori” che parlano di “sindaci minori”. Notizie che non hanno la presunzione di sostituirsi ad altre. Hanno solo il diritto di convivere con altre: per una doverosa completezza dell’informazione.