È in corso a Perugia (dal 7 al 9 maggio) il primo dei tre “Laboratori” di preparazione al Convegno ecclesiale di Firenze. Il laboratorio ha per tema “Dalla solidarietà alla fraternità: identità, estraneità e relazioni per un nuovo umanesimo”. L’evento è organizzato dall’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, dal dipartimento di Filosofia – scienze sociali – umane e della formazione dell’Università di Perugia, dalla Commissione politiche sociali e lavoro della Conferenza episcopale umbra e dall’Istituto teologico di Assisi. La sede del convegno è l’auditorium del Centro congressi della Figc (strada di Prepo 2).
Quattro le sessioni di lavoro su tre giornate, 9 tavole rotonde, più la conclusione finale di Adriano Fabris, un cardinale (Gualtiero Bassetti di Perugia) e un vescovo (Domenico Cancian di Città di Castello) tra i 29 relatori, di cui 22 sono docenti universitari impegnati soprattutto in atenei laici.
Un convegno reale e virtuale: è possibile seguire tutte le relazioni in diretta streaming collegandosi al sito www.firenze2015.it, ed è possibile rivolgere domande ai relatori (che saranno raccolte e lette in diretta prima del dibattito post-relazione) twittando @Firenze2015 o inviando email a redazione@firenze2015.it.
Diamo la parola a don Cristiano Bettega, sacerdote trentino di 48 anni, che dal settembre 2013 guida per la Cei l’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso.
Quanto è difficile occuparsi di ecumenismo e di dialogo interreligioso con la strage di Parigi stampata negli occhi e le minacce continue dell’Is?
“Spesso i media ci fanno credere che in varie parti del mondo e con certe culture sia impossibile il dialogo interreligioso. Leggevo su Avvenire del 6 maggio che, se da una parte sta emergendo il dramma di Aleppo in Siria, dall’altra parte un frate francescano che vive lì racconta che islamici e cristiani convivono in ottimi rapporti. La questione è spinosa, ma vorrei presentare l’immagine della rosa: ha il gambo spinoso, ma il fiore è bello, vario, profumato. Credo che la stessa cosa valga per il dialogo con l’altro, non solo inteso in ottica di cultura religiosa. Nella storia ci sono sempre stati episodi di contrasto e a volte di conflitto tra la visione che vuole distruggere l’altro e la logica che porta ad avvicinarsi all’altro, scoprendone il positivo”.
Come reagisce il mondo cattolico nei confronti del suo lavoro?
“Stiamo vivendo un periodo eccezionale perché i fatti di cronaca pongono ogni giorno il dialogo interreligioso. Parlando della ricezione di tale dialogo, a prescindere dai fatti attuali, direi che nelle Chiese locali trovo un interesse parcellizzato, ovvero ci sono persone più vicine all’approfondimento e altre che hanno reazioni più ‘contaminate’ dalle visioni mediatiche. Va sottolineato il dato che diocesi molto grandi hanno personalità preparate per occuparsi a tempo pieno di tali tematiche, mentre diocesi più piccole sono meno strutturate. Soprattutto in questi casi diventa fondamentale valorizzare il magistero di Papa Francesco, che sta dicendo le stesse cose di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ma utilizzando una gestualità più capace di provocare la Chiesa. Se non ci siamo ancora lasciati provocare abbastanza dai gesti di Francesco, credo che il problema sia soltanto il tempo – ancora poco – trascorso dall’inizio del suo magistero, che è già denso di momenti forti, come la visita a Lampedusa e a Istanbul”.
Come avete impostato il percorso del laboratorio di Perugia?
“Ci siamo sentiti interrogati sulla figura di Gesù e il nuovo umanesimo, intendendo il termine ‘nuovo’ come propositivo nei tempi in cui viviamo. Abbiamo cercato di passare la visione di un umanesimo capace di dire qualcosa di buono per l’uomo di oggi, capendone le varie declinazioni che può assumere, dal punto di vista laico-filosofico e interreligioso, approfondendo i punti di contatto tra le tre religioni monoteistiche (cristianesimo, ebraismo, islam) e tra queste e le principali religioni orientali (buddismo e induismo)”.
Evento interattivo
Il Convegno ecclesiale nazionale che si terrà a Firenze nel prossimo novembre si annuncia come un convegno fortemente interattivo, seguendo il solco dell’Era digitale nella quale la Chiesa ha già trovato ampiamente la propria dimensione. “Perugia – sottolinea padre Giulio Michelini, membro della Giunta nazionale del Convegno – è fondamentale per sperimentare una modalità di coinvolgimento digitale dei fedeli che ci seguono a distanza: oltre alla diretta streaming su www.firenze2015.it, è possibile l’interazione diretta attraverso l’account twitter @Firenze2015 e l’email redazione@firenze2015.it”.
06/05/2015 – Foto Andrea Coli
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