Ad anno appena iniziato, sulle nostre strade illuminate durante le feste è calata un zona d’ombra, e i riflettori, impietosamente si sono accesi sui rifiuti di Napoli e Campania. L’orrenda scenografia ha fatto il giro del mondo. Un napoletano intelligente, brillante e colto che risponde al nome di don Gennaro Matino, scrittore di successo, che periodicamente si reca in Paesi come l’India a portare sollievo ai più poveri per sostenerli nell’affrontare questioni igieniche e sanitarie, soprattutto a favore dei bambini, ha raccontato su Avvenire che, atterrando nei giorni scorsi all’aeroporto di New Delhi, si è trovato di fronte un numero di Free Press con la foto di Napoli piena di immondizia e la scritta ‘Una città di m…!’. Don Gennaro Matino, parroco e docente di Teologia pastorale a Napoli, spiega che quell’espressione non è dei cronisti indiani, ma degli stessi napoletani, che hanno affisso questo cartello su una delle tante montagne di spazzatura. In casa nostra questo paradossale fenomeno, che molti hanno scoperto solo in questi giorni, ha provocato una montagna di chiacchiere. Ognuno dice le sue ragioni, denuncia le cause e le responsabilità, sempre di quell’altro, e indica i rimedi secondo i propri punti di vista. Si direbbe che ognuno vanti ragioni da vendere e da strillare. E il povero cittadino – che ha pure un’indignazione da sfogare perché italiano, e tanto più se, come don Gennaro, napoletano pulito e onesto – deve prendersela con qualcuno, per cui si moltiplicano le ragioni e le denunce di tutti contro tutti. Si deve cambiare stile e sistema di vita. Dalla chiacchiera alla pratica, dalla pretesa alla responsabilità. Direi anche: dalla politica, quella parlata, fatta di furbizie e di inganni, all’amministrazione seria e controllata. Ci vuole più Bertolaso e meno Bassolino, più tecnica e meno ideologia. Almeno per eliminare la spazzatura. Ed anche molto buon senso che, come prima cosa, dovrebbe condurre tutti a darsi qualche colpo sul proprio petto per un ‘mea culpa’, a cominciare da chi si trova ai vertici dello Stato ed è pure napoletano o campano, all’ultimo amministratore e ai tanti cittadini, grandi produttori e diffusori sbadati di immondizia. Inoltre, a parte questa bruttissima storia, si deve dire che il vezzo delle ragioni multiple, per cui ognuno ha la sua e la ritiene la più vera e sicura, si ripropone per ogni cosa da fare, ogni questione da risolvere, ogni scelta sociale da proporre. È un vizio che ritroviamo nei quaranta partiti, nessuno dei quali è disposto ad andare d’accordo con l’altro, nelle molteplici organizzazioni sindacali e di categoria che reclamano diritti controversi e opposti, in quella galassia piuttosto confusa dei media, tv, radio, giornali, e non parliamo di internet, dove si trovano anche lì montagne di spazzatura. Ad inizio d’anno sia consentito un richiamo a cercare le ragioni di vita e di speranza che abbiano origine dalla ragione profonda che risiede nella mente degli uomini, non inquinata da odio ed egoismo. Non saremo salvati da un ragione perché è la nostra, la mia, la tua, ma da quella che risulta più vera, più utile per il bene comune, più affidabile e possibile, più concreta; avendo di mira quella che il Papa nel messaggio per la pace ha indicato come la norma comune a tutti, la norma morale naturale.
Le ragioni di tutti
AUTORE:
Elio Bromuri