Mentre si va spegnendo il mese di maggio, se volessimo fare un bilancio religioso, non possiamo non contare le tante iniziative devozionali in onore della Madonna. Non c’è parrocchia in Umbria, certamente, ma in tutta Italia, in cui non si siano fatte celebrazioni mariane, incentrate prevalentemente sulla recita del rosario, come ha chiesto insistentemente il Papa per un anno intero. Non siamo ben informati sul resto d’Europa, anche se è risaputa la devozione alla Vergine Maria di polacchi, francesi e spagnoli. Abbiamo però avuto modo di costatare che la diffusione di questa dimensione religiosa è più ampia e forte di quanto si possa pensare. Fin dai primi secoli cristiani si hanno testimonianze di un culto sorto dalla pietà popolare, che ha poi dato origine alla riflessione teologica su Maria, la madre del Signore. Non è, infatti, dalla teologia che nasce il culto ma, all’oppposto, dal culto nasce la teologia. Un segno figurativo di culto originario (a parte le fonti del Nuovo testamento che si riferiscono a Maria) lo troviamo nell’immagine situata nelle Catacombe romane di Priscilla e un altro ancor più esplicito è costituito dall’antica bellissima supplica (antifona) che risale al III, o all’inizio del IV secolo, che ancor oggi si recita ‘Sub tuum praesidium confugimus sancta Dei genitrix (‘) Virgo gloriosa et benedicta’ (Sotto la tua protezione ci rifugiamo Santa Madre di Dio, difendici dalle nostre tribolazioni, non disprezzare le nostre supppliche, ma da tutti i pericoli liberaci sempre, Vergine gloriosa e benedetta). In questi giorni ho visitato quasi per caso un sito internet sui Santuari mariani del mondo e d’Europa ed ho osservato una cartina con il segno dei santuari sparsi nei vari paesi. Si parla di santuari, e non di chiese dedicate a Maria sotto i suoi vari titoli. Si può dire che non c’è lembo di terra europea che non veda la presenza della devozione mariana. Questo rapido sguardo mi ha riportato alla mente l’espressione ‘radici mariane dell’Europa’ lette in un giornale cattolico, avvalorata da studi di carattere storico nei vari ambiti della teologia anche ecumenica, della storia del culto, della iconografia e così via (Si veda, ad esempio, la raccolta dei canti in onore di Maria, Cantigas de Santa Maria, di Alfonso X, recensita in O.R., 23 maggio). Non si vuole con ciò caricare eccessivamente e pericolosamente l’espressione. Le ‘radici mariane’, evidentemente, sono incluse nelle radici cristiane, non sono altra cosa e tuttavia possono evocare un carattere particolare del comune sentire che si esprime nelle forme della devozione con quella coloritura femminile, fatta di affettività e confidenza, di struggente pietà per il dolore umano ed anche di momenti di gioia ed esultanza per scampati pericoli e vittorie ottenute dalla regina corsa a difesa dei suoi figli: Auxilium christianorum, Regina angelorum. Insomma l’Europa ‘cristiana’ va riscoprendo di avere una madre ed un modello di fede, che in tempi di confusione e disordine mentale, come l’attuale, aiuterà molti a ricomporre le idee. Maria è stata invocata dai popoli europei nei momenti più duri e tragici, quando si sono sentiti in difficoltà e pericolo. Così nelle nazioni del sud del nord e dell’est d’Europa. Da un punto di vista ‘ecumenico’ sarà sufficiente ricordare che se gli evangelici non invocano la Madonna, la considerano comunque madre di Dio e modello di fede e gli stessi musulmani riconoscono in lei la ‘vergine madre’ di Gesù, profeta inviato da Dio per i cristiani.
Le radici mariane dell’Europa
Non c'è lembo di terra europea che non veda la presenza della devozione mariana
AUTORE:
E.B.