Ognuno ha qualche data da ricordare. In questi giorni ce ne sono state molte ed ognuna con il suo carico di passato che pesa sul presente. Sono anche occasioni per fare bilanci, confronti e prendere posizioni. Non ci soffermiamo su quelle che hanno diretta attinenza con la politica nostrana, come i due anni di governo Berlusconi e le conseguenti risse tra un polo e l’altro sulla valutazione della situazione del Paese. I cittadini hanno di che giudicare ascoltando i tanti talk show e i vari inerlocutori, spesso sempre quelli, che da una parte e dall’altra ritirano fuori le solite cifre. La cosa che sembra strana è che da una parte si esibisce un sicuro e rassicurante ottimismo e dall’altra un altrettanto sicuro e deprimente pessimismo. Probabilmente ci sono tare da fare moderando giudizi e parole. Non ci soffermiamo in questa sede neppure su ricorrenze importanti e significative quali il delitto Moro, la caduta del Muro di Berlino o altro, che meritano certamente riflessioni complesse e ponderate che attengono alle analisi della storia e dei segni dei tempi. Ma per noi ci sono date di valore diverso, alcune note e significative, altre meno. Gli 83 anni del Papa e i suoi 25 anni di pontificato ci fanno riflettere su una storia di alto livello morale vissuta alla luce del sole e al cospetto del mondo. Un uomo che ha rappresentato il volto forte e buono del cristianesimo, inserito profondamente nella vicenda umana per indirizzarla con la parola suadente e ferma verso un progetto di umanesimo planetario di riconciliazione e di pace. Un uomo colpito a morte (altra data, 13 maggio 1981, memoria della Madonna di Fatima) e rimasto miracolosamente in vita. L’attentato fu compiuto da un giovane turco che è passato anche dalle nostre parti prima di andare a compiere il delitto a Roma in piazza San Pietro. Questa data è stata ricordata dall’Osservatore romano affermando che quello è stato “un fatto imprevedibile, assurdo, ferocemente e freddamente antistorico. Un fatto nella vita di un uomo. Un fatto nella vita del successore di Pietro. Un fatto nella vita della Chiesa. Un fatto nella vita del mondo”. Altra data appena ricordata che ci sembra di grande peso storico è quella dei 40 anni della Pacem in terris di Giovanni XXIII (11 aprile 1963), che l’attuale Pontefice ha voluto esaltare per la sua attualità e preveggenza ed ha riproposto per la Giornata della pace del primo gennaio ed ha rilanciato anche nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebra il prossimo primo giugno. Se vogliamo andare ancora più lontano possiamo citare la data di un altro Papa che sta a cuore non solo a quelli di Perugia, ma a tutti i cattolici impegnati nel sociale e nella cultura, quella di Gioacchino Pecci, Leone XIII, anno centenario della morte (1903) ma in questi giorni anche anniversario della sua enciclica Rerum novarum (15 maggio 1891). Qualcuno oggi vorrebbe dimenticare questa, pur datata, dottrina sociale, in nome di un liberismo globale piuttosto disinvolto per non dir selvaggio. Essa invece conserva attualità per l’affermazione della centralità della persona compresa nella sua integrale umanità alla luce del Vangelo. I cristiani in politica se la vadano a rileggere (magari assieme alla Centesimus Annus di Giovanni Paolo II) per riacquistare un briciolo di creatività e di coraggio che li svincolino dallo stato penoso di assoggettamento in cui versano nei confronti di ideologie superate (come si fa a chiamarsi ancora comunisti?) e mode culturali approssimative o di importazione. Queste e altre sono le nostre date e da esse prendiamo motivo per affrontare il presente e il futuro con radici salde, piene di linfa vitale che si esprime nelle mille iniziative in cui la società civile ispirata, consapevolmente o meno, dalla fede cristiana si attivano a favore della vita soprattutto di coloro che la vivono con fatica e dolore. Le pagine de La Voce, anche in questo numero, riportano abbondanti notizie di questo impegno per la vita, la pace, la famiglia, la concordia, i giovani, in contrasto con quella parte di politici e cittadini che hanno tempo e passione solo per i casi giudiziari che interessano oggi (ieri è stato diverso) singole abbienti sovrabbondanti persone.
Le nostre date
AUTORE:
Elio Bromuri