Le multinazionali: risorse e problemi

Prosegue il dibattito sui 'colossi' di proprietà straniera. A esprimere valutazioni critiche è Lucia Rossi, segretaria provinciale della Cgil

Dopo l’ intervista al presidente della Confindustria umbra, dott. Garofoli , abbiamo voluto ascoltare altre ‘parti in causa’ per vedere come vivano il rapporto con le multinazionali presenti in Umbria e, in particolare, a Terni. Sicuramente le valutazioni del dott. Garofoli sono state interessanti e, in certo senso, orientano verso un bilancio positivo della presenza e delle attività delle multinazionali operanti in Umbria mentre aprono problemi sulle capacità attrattive sia di natura politica sia di altra natura che il territorio sa esercitare sulle stesse. Abbiamo sentito il bisogno di esplorare ulteriormente questo terreno per avere conferme o valutazioni differenti; in ogni modo, per ampliare il nostro orizzonte di riferimento. Questa settimana riferiamo del colloquio avuto con Lucia Rossi segretaria provinciale della Cgil di Terni. La signora è stata appena riconfermata, a grande maggioranza, alla guida del maggior sindacato rappresentativo dei lavoratori di Terni; pertanto, nella sua voce, riteniamo di raccogliere anche l’orientamento di tanti lavoratori del nostro territorio. La prossima settimana, ci ripromettiamo di dare voce all’amministratore delegato della Thissenkrupp. Dato il rapporto ‘vitale’ che Terni ha con le ‘Acciaierie’, ascoltare questa voce sarà motivo di ulteriore grande interesse. Sig.ra Rossi, l’esperienza accumulata negli anni porta il sindacato a dare un giudizio totalmente positivo, solo parzialmente positivo, o ampiamente problematico, circa l’insediamento delle multinazionali nel nostro territorio? ‘L’insediamento delle multinazionali nel territorio ternano, specificamente nei settori chimico-siderurgico ed elettrico , è stato conseguente alla crisi e al superamento del sistema industriale pubblico. La scomparsa e la cancellazione del sistema delle partecipazioni statali nei settori strategici non ha favorito la crescita di imprese con capitale privato italiano, in grado di conservare le attività manifatturiere strategiche, indispensabili per garantire la tenuta industriale di un Paese avanzato come era l’Italia. Il sindacato ha giudicato con preoccupazione quanto avvenuto, non solo per la natura internazionale della nuova impresa. ma per l’impoverimento industriale che il ritiro progressivo del capitolato italiano dalle attività produttive ha determinato’. Da quanto da lei detto sembra si possa dedurre che Terni non abbia tratto giovamento, sia in termini di ricerca e tecnologia, sia in termini di occupazione o di mercato, dalla presenza delle multinazionali.’Terni , città industriale, questo fenomeno lo ha subito con evidenti ridimensionamenti produttivi ed occupazionali, registrando trasformazioni economiche pesanti che ne hanno condizionato il profilo sociale. Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale il sistema industriale ternano fu caratterizzato da vivacità nei settori della ricerca e della formazione. Si rende necessario ricordare il ruolo che assunsero gli istituti di ricerca interna alle imprese con progetti di innovazione nei processi e nei prodotti di valore internazionale, con accanto una scuola pubblica investita nella formazione di tecnici essenziali per il raggiungimento di prestigiosi risultati. Le multinazionali, per le loro caratteristiche hanno solo utilizzato i processi produttivi riducendo progressivamente le attività di ricerca. Oggi possiamo solo registrare l’esaurimento di una esperienza ricca che assegnò un ruolo centrale alle imprese ternane nel sistema nazionale. La vicenda del processo lavorativo del lamierino magnetico può essere presentato come la testimonianza più evidente per quanto vissuto; attività sperimentata a Terni e trasferita negli stabilimenti francesi e tedeschi della Thyssenkrupp. Lo spegnersi delle esperienze nella ricerca e nelle attività tecnologiche ha determinato la crisi del sistema delle piccole e medie imprese ternane che costituivano un corollario essenziale per l’economia locale’. Quali sono gli interventi che il sindacato chiede al potere politico per fronteggiare questa situazione?’Il sindacato chiede da tempo una nuova legislazione nazionale ed Europea che determini la costruzione di nuove relazioni industriali con imprese la cui natura e vocazione le fa essere sempre sfuggenti ai poteri locali. Legislazione che tenga conto di alcuni fattori localizzativi come energia, trasporti, formazione per consentire al territorio i concorrere in maniera positiva alla conservazione del lavoro e delle attività’.

AUTORE: Gianni Colasanti