Le mine antipersona mietono vittime anche dopo la fine del conflitto

Le mine antipersona non sono come le altri armi! Hanno caratteristiche che le rendono ancora più perverse: non discriminano l’obiettivo, restano attive anche dopo gli eventuali accordi di pace e sono costruite in maniera tale da ferire in modo permanente e non ledere organi vitali. Anche per queste ragioni l’annunciata cessione di mine antipersona dagli Usa all’Ucraina diventa una pessima notizia in una guerra che ha finora registrato un numero altissimo, sia pur non calcolato ufficialmente, di morti.

L’annuncio viene diffuso proprio nei giorni in cui a Siem Reap, in Cambogia, si apre la quinta Mine Ban Treaty’s Review Conference. Il maggior numero di vittime di mine antipersona – presenti anche nel conflitto di Gaza – si trova attualmente in Myanmar, dove si combatte un conflitto poco documentato ma che ha già superato i 50mila morti e che coinvolge tutto il Paese grande due volte l’Italia.

Solo la consapevolezza che il maggior numero di vittime di questi “orribili ordigni” – come li ha definiti Papa Francesco – si rivolgono contro la popolazione civile (bambini, donne, contadini…) e che sono destinati a restare attivi anche per anni e anni dopo la fine del conflitto può suscitare l’indignazione e la protesta della società civile dei Paesi che non hanno ancora aderito al Trattato di Ottawa che mette al bando questi strumenti di morte e a non credere alla bugia secondo la quale le mine di nuova generazione che gli Usa invierà in Ucraina sono dotate di un meccanismo di disattivazione programmato.

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