La crisi non arriva a frenare gli addobbi luminosi delle città e dei paesi, perfino delle piccole frazioni e di singoli caseggiati. La gente ne sente il bisogno: illuminare, purificare, abbellire l’ambiente dove si vive e dove ci si incontra, vincere il buio. Le luci danno sicurezza, visibilità, superano l’angoscia dell’“angolo oscuro”. Le luci di Natale hanno anche il significato specifico della Luce divina che viene a disperdere le tenebre del peccato e della corruzione, a combattere il Male in tutte le sue forme. A proposito, in questi giorni è scoppiata la bolla della “Mafia Capitale”, che si è incorniciata nella galleria degli orrori di una corruzione generalizzata e resa forte da un “sistema” consolidato a livello nazionale. Proprio questa mattina (10 dicembre – vedi art. a pag. 4), mentre scrivo queste righe, sento la notizia che i carabinieri hanno emesso un mandato contro 61 persone sospette di comportamenti mafiosi. Le luci di Natale purtroppo rimangono appese a fili leggeri che tremolano a ogni soffio di vento. Luci artificiali, all’esterno delle persone: non hanno un potere automatico, ma solo evocativo e di richiamo a chi è sensibile, capace di cogliere il fascino di un raggio di sole; ma senza poter penetrare in profondità e toccare la coscienza dei corrotti. Questi amanti dell’ombra, o delle tenebre più profonde, si nascondono e nascondono le proprie mani quando rubano; indossano maschere le più varie, di perbenismo, onestà, affidabilità, sicurezza di sé e onorabilità del proprio operato quando mentono e ingannano i propri interlocutori, per depistare gli addetti ai controlli e alla sorveglianza.
Si deve ancora una volta ascoltare quanto ha detto Papa Francesco quando ha acceso – dalla sua abituale residenza di Santa Marta in Vaticano – l’Albero luminoso più grande del mondo a Gubbio: “Se avete qualcosa di scuro nell’anima, chiedete perdono al Signore. È una bella opportunità, questa del Natale, per fare pulita l’anima! Non abbiate paura, il prete è misericordioso, perdona tutti in nome di Dio, perché Dio perdona tutto”. E aggiunge un augurio: “Che la luce sia nei vostri cuori, nelle vostre famiglie, nelle vostre città. E adesso, con questo augurio, accendiamo la luce”. Ecco: accendiamo la Luce, quella che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Non mi pare che vi possa essere un augurio più rispondente alle attese di tutti gli uomini di buona volontà, e che noi rilanciamo a tutti i nostri amici, lettori e collaboratori. Oltre al famoso albero di monte Ingino a Gubbio, che risulta luminoso per l’amore, l’impegno, la fatica e l’arte delle persone che lo hanno realizzato e che amano una luce posta sul monte per invitare a camminare sulla strada della luce, è giusto fare attenzione anche alla stella di Miranda. È grande, bella, sta lì a evocare il luogo dove è nato il Redentore, colui che ha annunciato la riscossa dei poveri e degli schiavi – non a caso è stata scelta come simbolo dagli operai della Tk di Terni. Molti, soprattutto i sofferenti, degenti all’ospedale di Terni, contemplando di sera quella stella, si sentono confortati come da una presenza amica, viva e palpitante simile a quella che apparve sopra la grotta di Betlemme.
Le luci di Natale ci sono amiche, ed è giusto che non si badi a spese. Ma le luci che brillano formando disegni augurali rimangono fredde se non arrivano ad illuminare e riscaldare il cuore e la coscienza delle persone adulte, sospinte anche dall’entusiasmo dei bambini. A causa della crisi economica, alcuni cedono alla tristezza, mentre altri puntano con maggiore determinazione alla conquista dei beni immateriali, legati al fascino della bellezza del mistero del Dio fatto uomo, alla bontà e purezza della vita di molti che si sono sottratti al perverso fascino del male, e alla verità di una Parola che salva tutti coloro che la accolgono. Fin d’ora, Buon Natale!