L’otto marzo è una festa rituale, che ha perso il valore di giornata di impegno politico e sociale di rivendicazione dei diritti delle donne? Gli appuntamenti più ‘mondani’ degli ultimi anni (cenoni unisex oltre alle solite mimose) potrebbero indurre a crederlo dando l’impressione di un disinteresse delle donne verso i temi tradizionali del femminismo militante. E forse in parte è vero. Ma non vuol dire che va tutto bene. La presidente regionale del Forum delle famiglie, Eliana Petrozzi, avvocato con lunga esperienza in cause di separazione tra coniugi non si definisce certo una ‘femminista’, ma con il suo lavoro è a contatto continuo con le violenze in famiglia, nella maggior parte dei casi subite dalle mogli, vittime di mariti violenti. Per questo trova nella festa della donna una ragion d’essere in quanto occasione per ribadire la dignità della donna dentro e fuori le mura domestiche. Nella disattenzione della società l’avvocato Petrozzi indica un percorso di cambiamento che parta dalle donne: educare diversamente i figli, anche imparando a reagire al marito violento.Ovvero affermando loro stesse la propria dignità. Quante sono le donne che subiscono violenze in famiglia? Non ci sono statistiche. Si sa però che non c’è distinzione di ceto sociale o di livello di studi. “E’ questione di educazione profonda: chi ha visto la propria madre prendere botte spesso ripete la situazione”. Una donna impegnata ad aiutare altre donne separate, senza lavoro, italiane come immigrate, che preferisce tacere il suo nome per non ‘scoprire’ il suo servizio, nell’indicare i problemi più comuni di cui viene a conoscenza parla del lavoro, della casa, e della violenza. Se potesse fare un appello alle donne umbre chiederebbe di abbandonare i pregiudizi e di essere più solidali rispondendo alle richieste essenziali di una casa e un lavoro. In particolare per le donne immigrate alle quali potrebbero dar loro la possibilità di ritrovare la propria dignità, per loro stesse e per i figli. Se questo è un fronte su cui lavorare ancora nell’Otto Marzo e oltre, è indubbio che la consapevolezza della propria dignità è certamente cresciuta tra le donne, sul piano pubblico, sociale, e anche nella Chiesa. Antonella Catanzani, laureata in giurisprudenza, da dieci anni lavora nella curia di Terni, ultimamente nella segreteria del Vescovo. E nel tempo libero fa volontariato, è presidente della San Vincenzo, associazione tradizionalmente a maggioranza femminile che vede in calo le adesioni degli uomini. Forse, spiega, perché “il tipo di servizio che svolgiamo, andare a visitare poveri o malati nelle loro case, parlare con loro, stabilire un’amicizia, risponde più ad una sensibilità femminile del prendersi cura degli altri, della capacità di donarsi”. Antonella segue con attenzione anche la politica.”Anche qui le donne stanno emergendo, rispetto ad anni fa trovano più attenzione in spazi pubblici, forse perché ci mettono più passione, più generosità e perché no, disinteresse”. Certo “devono metterci più impegno, ma quando sono apprezzate lo sono per sempre”. Le fa eco la presidente della Giunta regionale, l’unica in Italia a guidare una regione, MariaRita Lorenzetti.”Unica donna tra tanti uomini significa costantemente doversi misurare non solo con l’altro sesso, ma con la capacità di svolgere al meglio una funzione che i cittadini ci hanno assegnato. Ed io cerco di metterci quella passione, quella determinazione e quel tanto in più che solo le donne riescono a dare”. La sua esperienza l’ha convinta che le donne siano più rigorose, “nel senso che su ogni questione sulla quale lavorano ed intervengono, studiano e si preparano seriamente. Questo forse anche perché debbono sempre dimostrare di essere preparate per reggere il confronto con gli uomini, ai quali non è richiesto altrettanto”. “Questo senso del dovere proprio dell’essere donna mi ha sempre aiutato – dice la Presidente – come anche l’altro elemento tipicamente femminile del ricercare la relazione con l’altro, sia esso il singolo o i gruppi, nel ricercare il confronto”. La politica ruba spazio alla famiglia, lo sa, e ammette “di essere fortunata perché ho goduto e godo di una rete familiare molto forte” che l’ha sostenuta fino ad oggi.
Le donne affermano la propria dignità. In casa e nella società
8 marzo occasione per fare il punto su traguardi raggiunti e problemi aperti
AUTORE:
MariaRita Valli