Maggio e le solenni celebrazioni per la festa dell’amato patrono eugubino, sant’Ubaldo, sono da poco trascorsi, ma l’omaggio al santo continua, come da secoli, ilariter. Nell’ambito dell’iniziativa della Biblioteca Sperelliana “La biblioteca nascosta: storie di autori e libri antichi” – che punta a far conoscere il patrimonio culturale custodito nel Fondo antico – è stata presentata la Biblioteca ubaldiana, una raccolta di studi e volumi sulla figura del vescovo Ubaldo.
Sette teche che raccontano la vita, la storia e la devozione verso il santo protettore, poco più di una ventina di testi dal 1500 ad oggi, tra cui le Notizie sulle gesta di sant’Ubaldo vescovo di Gubbio, estratte dalla Storia di Francesco Piccotti di A. Benveduti (ed. 1848), o Sant’Ubaldo: il suo vero volto. La “Vita Beati Ubaldi” del suo confratello Giordano riletta da don Angelo M. Fanucci di don Angelo Fanucci (ed. 2007) e un testo in prestito dalla biblioteca “Agostino Steuco” del monastero di Sant’Ambrogio dei Lateranensi di Gubbio.
L’assessore alla Cultura, Marco Bellucci, ha presentato la Biblioteca insieme agli elaborati testuali e grafici prodotti dagli alunni della II G della media “Mastro Giorgio”, presenti in biblioteca: un progetto biennale ideato in concomitanza con l’850° anniversario dalla morte del patrono, “Sant’Ubaldo: un messaggio universale”. Connubio non solo trasversale ma anche sincronico: presente, infatti, il prof. Adolfo Barbi – insignito lo scorso gennaio della nomina per la “Salvaguardia e trasmissione dei valori ubaldiani” dal presidente della famiglia dei Santubaldari – che ha ricordato il prezioso contributo del Centro studi ubaldiani (dal 1998) “affinché anche le nuove generazioni conoscano e si affezionino al messaggio universale di fratellanza, condivisione e riconciliazione del santo eugubino”.
Testimonianza ne sono i Quaderni, opuscoli ad uscite periodiche, di cui il terzo numero, dedicato alla rilettura di don Fanucci della Vita Beati Ubaldi, è custodito anch’esso nelle teche, osservabili fino a metà luglio.
Intervenuta anche la dott.ssa Arianna Capponi, che ha spiegato la presenza, accanto alle teche in legno, di una vetrina che riproduce perfettamente, con un gioco di effetti ottici (prodotti da un cartoncino ripiegato e due specchi posizionati ad angolo di 45 gradi), la figura di un cero in verticale, lavoro realizzato da Manuela Rughi nell’ambito del progetto Bhaskara, spin-off dell’ateneo perugino.