Lavoro e lavoratori

Agenzia Umbria Lavoro. Presentati i dati relativi al 2004

L’Agenzia Umbria Lavoro ha presentato il suo rapporto annuale. Cifre valutate e interpretate per capire come si muove il mercato del lavoro. Tra le novità la crescita dell’occupazione, rispetto al 2003, del 2,8%, che passa da 330mila a 340mila persone occupate. È aumentata la dipendenza dell’Umbria dalla manodopera esterna proveniente sia da altre regioni, sia dai paesi non comunitari. Da altre regioni provengono 13.707 lavoratori, di cui il 44% dalle regioni del Centro, il 46% dal Sud e solo il 10% dal Nord: flussi determinati dalla ‘prossimità territoriale (in particolare per le donne), e dalla carenza di lavoro sul territorio di provenienza. La novità del 2004 è data dalla regolarizzazione dei lavoratori immigrati (24.916) che soddisfano ormai il 22,8 per cento della domanda di lavoro, contro il 18,6 del 2003, assunti in genere per qualifiche basse. Provengono da oltre cento paesi e i gruppi etnici che hanno registrato il maggior numero di assunzioni sono l’albanese (17%), marocchino (15,8), rumeno (14,4), ucraino (8,8) e ecuadoriano (5,6) con la caratteristica di una netta prevalenze delle donne in questi ultimi due così come tra peruviani, bulgari, russi, polacchi e moldavi.La crescita occupazionale è stata generata prevalentemente dal lavoro autonomo che ha raggiunto il massimo storico di 102 mila unità. A beneficiarne è stata quindi la componente maschile che è prevalente in questo settore. Il settore che ha generato la crescita occupazionale del 2004 è il terziario che raggiunge le 221 mila unità con un incremento del 5,9 per cento, il più forte dell’ultimo decennio. E se negli anni precedenti questo settore ha comportato una crescente femminilizzazione dell’occupazione, nel 2004 ha premiato soprattutto la componente maschile. Nell’industria sono sati persi 3 mila posti di cui la maggior parte ricoperti da manodopera femminile mentre rimane stabile il saldo nel comparto agricolo. Nel settore terziario è ormai occupato il 65 per cento dei lavoratori, mentre il 31,2 opera in quello industriale (8,2 nelle costruzioni e 23 nell’industria in senso stretto) ed il 3,8 in agricoltura. Rispetto alla qualità dell’occupazione, cioè al tipo di contratti, l’analisi del 2004 fa rilevare che prosegue la tendenza già evidenziatasi nell’anno precedente in cui si era assistito ad un incremento dei contratti a tempo indeterminato: nel 2004 le assunzioni di questo tipo hanno rappresentato il 27,8 per cento, superiore dell’1,7 per cento rispetto al 2003 e di quasi il 6% rispetto al 2002. Ma se è aumentato il lavoro ‘stabile’ si è prodotto anche un aumento ‘velocità di rotazione’ dei lavori temporanei: il 45 per cento degli avviamenti al lavoro del 2004 è a carico di circa un quinto del totale degli assunti (72 mila) che ha totalizzato in media tre assunzioni in un anno, fenomeno questo che riguarda maggiormente le donne. Per quanto riguarda le qualifiche, anche nel 2004 la domanda si concentra per il 50,9 per cento su professioni non qualificate, seguono le professioni qualificate nel commercio e nei servizi (19,6%), e quelle nell’artigianato ed operaie specializzate in agricoltura (9,5%). All’ultimo posto ci sono le professioni che, di norma, richiedono la laurea, con un peso di gran lunga inferiore a quello degli avviati con questo titolo di studio (1,7%). Ciò implica che molti laureati trovano lavoro in professioni che non richiedono la laurea, di conseguenza i laureati non solo incontrano notevoli difficoltà per trovare una occupazione, ma permangono a lungo nello stato di disoccupazione, con un consistente sottoutilizzo delle competenze. Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione il dato umbro si attesta al 5,7. I disoccupati umbri sono 21 mila, 13 mila donne e 8 mila uomini. La disoccupazione colpisce quindi soprattutto le donne che rappresentano il 62,5 per cento del totale, con un tasso di disoccupazione che è dell’8,3 per cento, contro il 3,6 dei maschi. Hanno dettoMaria Prodi, assessore regionale alle politiche attive del lavoro’ dati ‘se da una parte confortano sul versante disoccupazione e crescita occupazionale, dall’altra evidenziano i limiti dell’offerta di lavoro della struttura produttiva che fatica anche a dare una risposta alla domanda di lavoro qualificato e specializzato, soprattutto per le donne. Rispetto a ciò ritengo che gli obiettivi indicati nel Patto per lo sviluppo individuano le strada giusta per perseguire gli obiettivi di una piena occupazione di qualità’Fiammetta Modena, Capogruppo regionale di Forza Italia’merge chiaro il dato relativo alla disoccupazione intellettuale e femminile, oggetto prioritario di tutta la programmazione regionale, che evidentemente non ha raggiunto gli obbiettivi che si era prefissa. D’altro canto l’emersione degli occupati irregolari e l’incremento dovuto al terziario sono elementi che non dipendono dall’azione regionale, ma da leggi nazionali, quali la Bossi ‘ Fini, e dall’azione del mondo economico e produttivo’ (M.R.V.)

AUTORE: Maria Rita Valli