di Pasquale Caracciolo
La grande frontiera da attraversare, con un po’ più di intraprendenza, è quella del “welfare generativo”. Una determinazione necessaria soprattutto in una fase, come l’attuale, caratterizzata da scarsità di risorse e dalla crisi della democrazia.
Occorre andare oltre il coinvolgimento della società civile nelle fasi concertative delle politiche sociali, come avvenuto (o sarebbe dovuto avvenire, vedi l’Umbria) nella stagione, ormai in declino, dell’attuazione della “Legge quadro n. 328 del 2000 per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”.
Cosa vuol dire concretamente? Vuol dire ammettere che nessuno può farcela da solo, e che occorre fare di più pur disponendo di meno. Allora la prospettiva su cui muoversi per un nuovo welfare locale è quella di integrare gli obiettivi di politiche sociali con quelli della promozione della cittadinanza attiva e dell’amministrazione condivisa dei beni comuni.
Tale prospettiva è stata già indicata, almeno a livello programmatico, dall’attuale Amministrazione perugina. L’intenzione espressa è quella di mettere al centro il protagonismo attivo e responsabile delle persone non solo quali portatori di bisogni da soddisfare, ma come soggetti dotati di risorse che possono essere messe a disposizione della comunità (idee, competenze, esperienze, tempo…). Tale potenziale, però, è destinato a rimanerne latente se non viene coltivato e sviluppato con maggiore intenzionalità.
Una nuova opportunità di guardare alla società civile come giacimento di risorse potenzialmente disponibili è data dall’applicazione del Reddito di cittadinanza. Un istituto volto a combattere la povertà, senza fare assistenzialismo. Le intenzioni sarebbero buone. È l’attuazione che finora è pessima: la fase tesa a facilitare l’ingresso o il reingresso nel mondo del lavoro non riesce a decollare. Infatti a distanza di mesi dal primo assegno, solo 50 mila degli 800 mila destinatari hanno sottoscritto il patto per il lavoro con i Centri per l’impiego.
Ma dall’ottobre scorso c’è una importante novità da cogliere al volo: il decreto ministeriale che definisce l’attivazione dei lavori di pubblica utilità che i beneficiari dei Redditi di cittadinanza dovranno effettuare presso il Comune di residenza.
I Comuni interessati avranno, cioè, la possibilità di progettare e avviare i Progetti utili alla comunità (Puc). Si tratta di lavori socialmente utili in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni. I dati attestano che nella provincia di Perugia sono state accolte 6.815 delle 12.012 richieste di sussidio presentate. Le Amministrazioni dovrebbero raccogliere questa opportunità, specialmente nel campo ambientale, del decoro urbano e della cura del territorio.