L’atteso ritorno. A casa

D'estate i centri minori si rivitalizzano. Vi tornano gli emigranti e li cercano i vip

È un pomeriggio assolato. Dalle Ceramiche Passeri, una delle tante imprese artigianali della zona di Gualdo Tadino, escono due signori sulla sessantina, con figli, nuore e nipoti. In tutto, un gruppo di una dozzina di elementi. Colpisce che fra loro parlino in parte in un italiano fortemente dialettizzato, in parte col tipico slang americano. È il clan dei Giacometti, di ritorno ‘ come ogni anno ‘ dalla lontana California, stavolta con figli e nipoti a seguito, alcuni dei quali non avevano mai visto l’Italia, l’Umbria, Gualdo Tadino, la terra da cui un giorno se ne andarono alla ricerca di fortuna e a cui ora tornano quasi ogni estate, nella casa che hanno lasciato. ‘Magari tutti i turisti comprassero come loro’ osserva divertito un loro parente all’uscita dell’esercizio ‘Avranno portato via minimo 5.000 euro di ceramica a lustro! L’economia umbra sarebbe salva!’ Una piccola storia. Una delle tante, a dire il vero, che si ripetono ogni anno nei centri, più o meno grandi, della fascia appenninica. ‘Ma quanti saranno quelli che ritornano ogni anno nella loro casa o in quella dei parenti qui, da queste parti?’ chiedo qualche ora più tardi ad un manipolo di uomini che ammazza il tempo chiacchierando di fronte al circolo Acli di palazzo Mancinelli, al fresco della brezza di monte. Calcoli febbrili, con tanto di foglio e penna: quello torna dalla Francia, quegli altri dal Lussemburgo, chi dal Belgio, chi dalle lontane Americhe; ma anche da Roma, da Torino’ ‘E da Perugia? Non ce lo mettiamo?’ Insomma, su 300 abitanti, 50 riaprono la loro casa d’estate. Il 17% della popolazione. Il dato è pressappoco lo stesso (10-25%) in quasi tutte le frazioni della zona e nel centro di Gualdo Tadino, città che all’emigrazione ha consacrato un museo che merita una visita non foss’altro per l’idea che riesce a dare, senza riportare cifre, dell’entità di un fenomeno che sarebbe più giusto definire ‘esodo’. In altre zone, in cui le scarse opportunità di lavoro hanno provocato emigrazione anche in tempi recenti, i dati sono più eloquenti. A Costacciaro, comune di appena 1.301 anime, non appena i campi di grano cominciano ad imbiondire, la popolazione raggiunge quota 2.200 unità in pochi giorni, fino alla fine di agosto: ‘Sono ben 250, fra capoluogo e frazioni, le case abitate solo d’estate’ ci dice Anna Conti, impiegata del municipio. ‘D’estate, il 40% dei residenti è costituito da emigranti di ritorno’. Ecco perché d’estate, per le vie piacevolmente chiassose di Costacciaro, è un bel vivere: corso Mazzini si anima sin dal tramonto e diventa via dei Ricordi, in cui ai racconti snocciolati con accento francese o americano degli ex minatori o dei grandi manager con villa in Florida, o alle invettive degli ex operai della Mirafiori, s’intrecciano i sorrisi complici e i sospiri di due giovani. Lui è del posto. Lei, ‘troppo carina per essere di Costacciaro’, parla con accento forestiero. Romanesco, ravennate, francese, tedesco: non importa. Perché gli amori estivi hanno comunque un sapore del tutto particolare: quello del ritorno. La casa in campagna dei vip romaniCosa avviene nelle nostre città e nei paesi, una volta giunta l’estate? Sembra che si trasformino, diventano ridenti, più popolose, accoglienti. Le città e i centri che si trovano in questa porzione di Umbria, dell’orvietano e del tuderte, custodiscono tutte dei tesori artistici e paesaggistici. Le presenze turistiche sia italiane che straniere sono però, a detta degli addetti ai lavori, caratterizzate dal mordi e fuggi. Anche quello che per tanti anni è stata la caratteristica principale delle nostre cittadine, che in estate si riempivano di romani tanto che sembrava di vivere in un quartiere della capitale, oggi sta sparendo. La ‘cultura’ del fine-settimana e delle vacanze al ‘paesello’, luogo di nascita di tanti che per ragioni di lavoro erano emigrati a Roma è sensibilmente in calo negli ultimi anni. Tra gli anni ’80 e ’90 la maggior parte delle case dei piccoli centri urbani e delle frazioni veniva acquistata da romani e ristrutturata; oggi, con l’aumento dei costi dell’edilizia questo fenomeno è diventato recessivo e poi rustici, casali, case nei centri storici sono quasi introvabili! Negli ultimi anni si è imposto un altro fenomeno: tanti, sia italiani non umbri che stranieri, si sono trasferiti nelle nostre terre in modo definitivo o per lunghi periodi, attratti soprattutto dalla tranquillità e dalla qualità della vita che è al di sopra degli standard medi. Sono soprattutto americani ed inglesi che hanno acquistato magioni e ville di campagna, a volte anche piccoli castelli (nella campagna tuderte, di San Terenziano, Sugano e Castel Giorgio nei pressi delle fonti del Tione), facendone delle vere country-house. Tra questi molti sono artisti, musicisti, pittori. Si parla di vip o di personaggi di qualche spicco anche tra le presenze italiane; in questi ultimi anni sono diventati umbri di adozione, oltre che la inossidabile Marina Ripa di Meana che a Monte Castello Vibio si è addirittura sposata, anche il regista Lattuada scomparso questa settimana che viveva nei pressi di Orvieto; di recente si nota sempre più spesso Stefano Rodatà ad Orvieto, mentre Fausto Bertinotti ed il suo vice Giordano si sono stabiliti in bellissime ville nei pressi di Massa Martana; non dimentichiamo Susanna Tamaro, ormai poranese a tutti gli effetti’ A parte tutto questo, circolano leggende più o meno metropolitane sulla discreta presenza nelle nostre zone di ministri, sottosegretari, alti militari e ambasciatori.

AUTORE: Pierluigi GioiaFrancesca Carnevalini