La Beata Teresa di Calcutta. Che bella figura! Nei giorni immediatamente vicini alla sua beatificazione la Comunità cristiana ha tripudiato, e anche io ho fatto festa, come tutti. E quando, dal centro della facciata di S. Pietro, ha sfolgorato il suo sorriso, anche io, con un groppo alla gola, le ho chiesto di pregare per me. Ma invecchiando il cervello viene invaso dai tarli, e il tarlo del dubbio anche stavolta non mi ha lasciato in pace. Accanto all’invocazione, m’è cresciuto dentro anche un interrogativo: Non è che questo tripudio così diffuso nasconda qualche insidia? Non è che tra le tante cose dette ce ne sia qualcuna di non detta, ma tale da insospettire circa il moltiplicarsi di quelle parole? Latet anguis in herba, dicevano i nostri Patres: anche nell’erba più fresca può nascondersi un serpentello mordace. Tarli, pensieri anomali. Almeno duePrimo tarlo. Madre Teresa è stata una donna generosissima, ma prima ancora è stata una donna intelligentissima. Nel senso etimologico della parola: intus legere, leggere dentro; penetrare oltre la scorza della vita, andare a fondo nella ricerca del succo della vita. In questo scavo, i cui strumenti ogni Cristiano dovrebbe avere in dotazione, Teresa ha raggiunto il punto più profondo, e ci ha trovato i poveri. Gente che paga bene. Gente che per essere trovata chiede – certo – generosità, ma prima ancora intelligenza. La loro affettuosa disperazione ha riempito la vita di Teresa di Calcutta, che grazie a loro ha ignorato la più tremenda delle crisi dell’uomo di oggi, la crisi d’identità; non le è mai capitato di guardarsi allo specchio e di chiedersi: E chi è, quella!? Secondo tarlo. L’esaltazione di Madre Teresa, Dio mi perdoni!; forse nasconde la tentazione di nominarla nostra plenipotenziaria nel settore della carità, a tutti gli effetti. Di affidare in toto a Lei e alle sue Sisters, o a qualche nostro eccellente delegato, quei Poveri che ognuno di noi dovrebbe sentire come preziosa pars hereditatis. Fàccino Lor Signori, diceva Fantozzi, Fàccino pure!! Noi ci limiteremo ad allungare quattro spiccioli ogni tanto. I Cristiani Eccezionali, carattere maiuscolo, fanno Cose Eccezionali, i cristiani normali, carattere minuscolo, fanno cose normali. Latet anguis in herba. La Chiesa del nostro tempo si presenta come un prisma a tre facce (annuncio, celebrazione, carità operosa). L’accoglienza dei deboli, in presa diretta con l’Eucaristia, è strutturale alla ferialità della vita cristiana, non può essere né relegata alle grandi occasioni né delegata agli eroi di turno. Povera e miope la Chiesa che ha bisogno di eroi. I Santi sono degli apripista, non li riduciamo ad eroi, please!