Da oltre cento anni, gli artigiani tessili della nostra regione sono conosciuti e ricercati in tutto il mondo. Fin dai tempi antichi l’arte della tessitura, del ricamo e dei merletti è infatti parte integrante del territorio. La leggenda narra che il mercante Bernardone, padre di san Francesco, diede il nome al figlio proprio in onore della Francia, dove acquistava le preziose stoffe.
Il massimo sviluppo del settore tessile umbro avvenne nel XIV secolo, con le celebri “tovaglie perugine”: stoffe con sfondo bianco e fasce colorate blu. Inizialmente vennero utilizzate come ornamenti per gli altari delle chiese, poi divennero arredo fisso, per almeno due secoli, nelle dimore signorili. Tali tovaglie, ad esempio, figurano nella dote di Caterina de’ Medici per il matrimonio con Enrico II.
La tradizione tessile non si è mai interrotta e prosegue ai nostri giorni. Il settore ha appassionato imprenditori umbri come Arnaldo Caprai, il quale ha una collezione privata composta da oltre 25.000 elementi.
Oggi nella sola provincia di Perugia si contano 30 musei dedicati a questa arte, che espongono costumi, paramenti sacri e ricami. Alcune “gallerie” hanno la caratteristica di essere sia museo che laboratorio, come nel caso del Museo-laboratorio Giuditta Brozzetti. Ospitato nei locali della chiesa di San Francesco delle Donne a Perugia (quartiere di Porta Sant’Angelo), venne fondato nel 1921 dalla stessa Brozzetti ed è considerato l’ultimo atelier di tessitura a mano d’Italia. Dopo quattro generazioni, nel museo è possibile rivivere la tradizione medievale e rinascimentale dell’intreccio. Qui vengono realizzati a mano prodotti artistici in lino, cotone e seta, quali arazzi, tende, tovaglie, utilizzando telai ottocenteschi. Inoltre, grazie all’impegno e alla passione di Marta Cucchia, pronipote della fondatrice, il Museo-laboratorio organizza, su richiesta, lezioni di tessitura.
Oltre a Perugia, il settore tessile si è sviluppato in altre zone dell’Umbria quali Orvieto, Valtopina e anche all’isola Maggiore sul lago Trasimeno. Qui, ad accogliere il Museo del merletto è il cinquecentesco palazzo delle Opere pie, sulla riva occidentale dell’isola. La storia di questa esposizione permanente è legata al nome di Elena Guglielmi, figlia del marchese Giacinto. La sua passione per il “punto d’Irlanda” la portò, nel 1904, a istituire una scuola nella quale le figlie dei pescatori imparavano a tessere. I manufatti da qui provenienti, presentati agli ospiti del marchese, venivano molto apprezzati dalle nobildonne.
Oggi a tramandare la tradizione del merletto sono le anziane che ancora lavorano a uncinetto tra le vie del borgo. L’elenco completo dei musei inerenti l’arte tessile è consultabile sul sito della Camera di commercio di Perugia.
Il vademecum del tessile in Umbria
Esce il libro “Umbria delle mie Trame”, prezioso strumento per gli addetti
Lo scorso 16 aprile la Camera di commercio di Perugia ha presentato il libro Umbria delle mie Trame. Il volume, pubblicato in collaborazione con Promocamera (azienda speciale della Camera stessa, che ha il compito di promuovere progetti di sviluppo economico), è interamente dedicato all’arte dei tessuti, dei ricami e dei merletti della nostra regione. Il libro nasce dall’idea di fornire, alle aziende che gravitano intorno a questo mondo, un testo che promuova tutta l’Umbria e che possa essere esibito nelle varie fiere e incontri, in Italia e all’estero. “Ci siamo interrogati – riepiloga il presidente della Camera di commercio di Perugia Giorgio Mencaroni – se anche il merletto potesse rientrare tra gli elementi di interesse del sistema camerale, e la risposta è stata affermativa. Riteniamo infatti che merletti, ricami e tessuti siano un tesoro inestimabile per l’Umbria che, pertanto, non va trascurato. Dobbiamo uscire dal particolarismo – invita ancora Mencaroni – e creare una sinergia tra i vari soggetti protagonisti: lavoratori, aziende e tutte le associazioni interessate”. Presente alla presentazione anche Sergio Mercuri, presidente di Promocamera, il quale si è soffermato sull’importanza di questa attività, che “può portare buoni risultati economici”. Federico Fioravanti, curatore dei testi, ha spiegato che nella stesura del libro “si è cercato di costruire percorsi fruibili al grande pubblico”. Ha anche evidenziato come vi siano “storie straordinarie di donne che, a inizio secolo, sono state tra le prime imprenditrici umbre del settore”.