L’amore vince la morte

La “Risurrezione” di Piero della Francesca illustrata da Enzo Bianchi a Sansepolcro

Quando i cristiani capirono che i luoghi di Terra Santa non sarebbero stati più completamente i loro, dato che popolazioni musulmane vi si erano stabilite, si sentì il bisogno, almeno in Italia, di riprodurre qualcosa che ricordasse quei luoghi: un esempio è dato dalle chiese che ricordano il Santo Sepolcro. Forse anche la toscana Sansepolcro (che custodisce una copia del Sepolcro di Gerusalemme nell’oratorio di San Rocco) deve il suo nome a questa necessità. Sansepolcro custodisce certamente un capolavoro che, a ben contemplarlo, non può far altro che provocare la fede. Si tratta della Risurrezione che Piero della Francesca ha realizzato attorno al 1450. Pochi giorni fa è stato Enzo Bianchi, priore della comunità di Bose, a proporre una profonda meditazione a partire da quest’opera. “Chi vince la morte?” era il tema assegnato al religioso dall’istituzione museo, tema che Bianchi ha sviluppato partendo dalla consapevolezza che la morte è un enigma per l’uomo e la risurrezione è un mistero. Nessuno è capace di percepire – a livello empirico, di conoscenza – cosa possa essere stata la risurrezione, non c’è alcuna certezza scientifica in merito. Questa appartiene solo allo spazio della convinzione (o della fede). Piero della Francesca interpreta magistralmente questo mistero della fede rompendo la tradizione iconografica passata, che al massimo arrivava a rappresentare il Cristo già negli inferi mentre prende per mano Adamo ed Eva. Piero rappresenta invece il Signore che sta risorgendo; cioè mentre riemerge dalla tomba e mette un piede sul bordo del sepolcro. Cristo ha in mano il vessillo con la croce: segno che la morte non è quella vergogna così infamante della quale è meglio tacere. E la nostra epoca oggi come non mai preferisce nascondere la verità della morte! L’affresco – ha proseguito Enzo Bianchi – dice qualcosa a tutti gli uomini che non amano pensare alla morte come la fine naturale della vita, ma pensano che sia “la più grande ingiustizia”. Anche tutto l’Antico Testamento considera la morte come una contraddizione ed il sepolcro come l’ultima casa per tutte le persone. Proprio nell’Antico Testamento, che non contiene una fede esplicita nella risurrezione, trova spazio il Cantico dei cantici, racconto di una storia d’amore tra un ragazzo ed una ragazza. Quasi alla fine di questo piccolo libro si trova scritto: “Forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione”. Tutto l’Antico Testamento, ha detto Enzo Bianchi, si conclude così. C’è qualcosa che può vincere la morte? È l’amore. Se c’è duello da fare con la morte, non viene fatto dalla vita, ma dall’amore. Forse sta proprio qui il segreto per penetrare il mistero della risurrezione: Cristo è risorto perché il suo amore non poteva andare perduto. L’amore è l’unica “cosa” che dà senso alla vita e che nutre la speranza che vince la morte. Forse Piero della Francesca ha pensato tutto questo, e ci dice: “L’amore vince la morte, nient’altro!”. Sappiamo noi narrare l’amore? Come si può credere in Dio se non crediamo all’amore?

AUTORE: Francesco Mariucci