Laicità? È molto meglio la libertà

Dibattito a Perugia su “Una alternativa alla laicità”. Alternativa che è la “religious freedom” anglosassone

Cordiale ma acceso dibattito, il pomeriggio di lunedì 24 a Perugia, sul tema “Una alternativa alla laicità”. Il titolo era quello del recente volume del noto sociologo ternano Luca Diotallevi, che è stato presentato e discusso in un incontro organizzato in sala del Dottorato da Meic, Centro ecumenico e La Voce. Oltre all’autore, al tavolo dei relatori erano presenti Carlo Cirotto, presidente nazionale del Meic, e mons. Elio Bromuri, direttore del Centro ecumenico e de La Voce. Vari storici ed esperti – tra cui il direttore dell’Isuc, Mario Tosti – erano inoltre presenti tra il pubblico, e hanno contribuito a vivacizzare l’incontro. Il tema era delicato: i rapporti tra potere civile e potere religioso. In più, ha sottolineato Diotallevi, il senso molteplice, spesso ambiguo che attribuiamo alla parola “laicità” crea equivoci a non finire. E qui subentra il ruolo della Sociologia, che è una scienza e come tale “deve vigilare sulle sòle… o sulle ideologie, se si preferisce”. Questa alternanza tra linguaggio popolare e linguaggio colto è stata una cifra costante dell’intervento di Diotallevi, che è così riuscito a trasformare un dibattito accademico in un frizzante scambio di idee. I contenuti generali del volume sono stati riassunti nel numero scorso (La Voce del 21 maggio, pag. 7). Qui basterà ricordare che la parola laicità, in senso proprio, rimanda alla laïcité francese, con cui si intende un concetto dello Stato che dà normative su ogni espressione pubblica della religione. In opposizione a esso si ha la religious freedom anglo-americana, in cui la politica valorizza le diverse espressioni confessionali presenti sul territorio. Nel primo caso la coscienza religiosa è respinta nella sfera privata; nel secondo, è a fondamento di ogni libertà. Luca Diotallevi non ha nascosto la propria assoluta preferenza per il secondo modello, che peraltro permea la prima parte della Costituzione italiana del 1948. Il discorso non era puramente astratto, perché costringeva a ripensare il valore di varie personalità del pensiero cattolico; ad esempio, è stato esaltato don Sturzo a scapito di Dossetti, ed è stata “ridimensionata” l’opera di Leone XIII. Queste prese di posizione di Diotallevi hanno ovviamente sollevato perplessità e richieste di chiarimenti. In questa sede è impossibile rendere conto – anche soltanto in maniera rapida – della complessità dei problemi e delle soluzioni proposte. Però le ricadute sono state molto concrete. In conclusione infatti il sociologo ha ribadito che oggi, in fatto di visione politica, “il Magistero della Chiesa è su posizioni più avanzate rispetto al laicato”. Con un forte appello, quindi, a osare di più, senza appiattirsi su vecchi modelli.

AUTORE: Dario Rivarossa