Al sacramento della riconciliazione era dedicata l’udienza generale di Papa Francesco questo mercoledì (testo completo su www.vatican.va).
“Attraverso i sacramenti dell’iniziazione cristiana, il battesimo, la confermazione e l’eucaristia – ha ricordato Bergoglio -, l’uomo riceve la vita nuova in Cristo. Ora, tutti lo sappiamo, portiamo questa vita ‘in vasi di creta’ (2Cor 4,7), siamo ancora sottomessi alla tentazione, alla sofferenza, alla morte e, a causa del peccato, possiamo persino perdere la nuova vita. Per questo il Signore Gesù ha voluto che la Chiesa continui la sua opera di salvezza anche verso le proprie membra, in particolare con il sacramento della riconciliazione e quello dell’unzione degli infermi, che possono essere uniti sotto il nome di ‘sacramenti di guarigione’”.
“L’icona biblica che li esprime al meglio – ha aggiunto -, nel loro profondo legame, è l’episodio del perdono e della guarigione del paralitico, dove il Signore Gesù si rivela allo stesso tempo medico delle anime e dei corpi.
Il sacramento della penitenza scaturisce direttamente dal Mistero pasquale. Infatti, la stessa sera di Pasqua il Signore apparve ai discepoli, chiusi nel Cenacolo, e, dopo aver rivolto loro il saluto ‘pace a voi’, soffiò su di loro e disse: ‘Ricevete lo Spirito santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati’ (Gv 20,21-23)”.
“Questo passo ci svela la dinamica più profonda che è contenuta in questo sacramento. Anzitutto, il fatto che il perdono dei nostri peccati non è qualcosa che possiamo darci noi. Il perdono si chiede, si chiede a un altro, e nella confessione chiediamo il perdono a Gesù. Il perdono non è frutto dei nostri sforzi, ma è un regalo, è un dono dello Spirito santo, che ci ricolma del lavacro di misericordia e di grazia che sgorga incessantemente dal cuore spalancato del Cristo crocifisso e risorto”.
“In secondo luogo, ci ricorda che solo se ci lasciamo riconciliare nel Signore Gesù col Padre e con i fratelli possiamo essere veramente nella pace…”
“Qualcuno può dire: ‘Io mi confesso soltanto con Dio’. Sì, tu puoi dire a Dio: ‘Perdonami’, e dire i tuoi peccati. Ma i nostri peccati sono anche contro i fratelli, contro la Chiesa, e per questo è necessario chiedere perdono alla Chiesa e ai fratelli, nella persona del sacerdote. ‘Ma padre, io mi vergogno!’. Anche la vergogna è buona, è salute avere un po’ di vergogna… La vergogna fa bene anche perché ci rende più umili. E il sacerdote riceve con amore e con tenerezza questa confessione, e in nome di Dio perdona…”
“Non abbiate paura della confessione. Uno, quando è in fila per confessarsi sente tutte queste cose, anche la vergogna, ma poi, quando finisce la confessione, esce libero, grande, bello, perdonato, bianco, felice”. “Ognuno risponda nel suo cuore: quando è stata l’ultima volta che ti sei confessato? Ognuno pensi. Due giorni, due settimane, due anni, vent’anni, quarant’anni? E se è passato tanto tempo, non perdere un giorno di più: vai avanti, che il sacerdote sarà buono. C’è Gesù lì, e Gesù è più buono dei preti, e Gesù ti riceve. Ti riceve con tanto amore. Sii coraggioso, e avanti alla confessione!”.
“Cari amici – ha concluso -, celebrare il sacramento della riconciliazione significa essere avvolti in un abbraccio caloroso: è l’abbraccio dell’infinita misericordia del Padre. Ricordiamo quella bella, bella parabola del figlio che se n’è andato da casa sua con i soldi dell’eredità, ha sprecato tutti i soldi e poi, quando non aveva niente, ha deciso di tornare a casa, e non come figlio, ma come servo. Tanta colpa aveva nel suo cuore, e tanta vergogna. E la sorpresa è stata che, quando ha incominciato a parlare e a chiedere perdono, il padre non l’ha lasciato parlare: l’ha abbracciato, l’ha baciato e ha fatto festa. Ma io vi dico: ogni volta che noi ci confessiamo, Dio ci abbraccia”.