La vittoria dell’Amore infinito

L’augurio del presidente della CEU

I giorni della Pasqua sin dalle origini del cristianesimo sono stati al centro della memoria cristiana, al punto da organizzare attorno ad essi tutto il calendario liturgico. Sono giorni decisivi non solo per la vita dei cristiani ma per l’intera storia umana. Le celebrazioni ci rendono partecipi del mistero straordinario che si svolge: la lotta tra chi vive per se stesso e chi vive per gli altri, tra Gesù e il nemico dell’uomo.

Sono giorni nei quali succede di tutto: le stesse persone gridano allo stesso uomo prima “osanna” e poi “sia crocifisso!”; amici che non aspettano un momento per fuggire o rinnegare l’amico; l’uomo fidato della cassa vende per trenta denari il suo salvatore che comunque continua a chiamarlo “amico”; il potere giudiziale riconosce l’innocenza di un uomo ma lo affida ugualmente agli ingiusti accusatori; un giusto – scrivono i Vangeli che “ha fatto bene ogni cosa” – viene condannato e un malfattore viene liberato in vece sua.

È una settimana di incredibile passione per quel pover’uomo di Nazareth. Una passione che, in verità, era iniziata fin dalla sua nascita quando non trovò posto a Betlemme. Ora, nella capitale, non trova posto neppure per morire. La drammaticità dei contrasti che segnano questa settimana la rendono diversa dalle altre, “santa”, appunto. Questi giorni – nonostante la indifferenza di tanti (la Pasqua “prende” meno del Natale) – non scorrono in una sorta di generale omologazione e appiattimento di sentimenti, di interessi, di desideri. Gesù inizia gli ultimi tre giorni con una cena durante la quale si alza e si mette a lavare i piedi dei discepoli dicendo loro: “Io sto in mezzo a voi come colui che serve”.

E non ha le vesti né di un eroe né di un superuomo, sì da non poter essere imitato.

Poco dopo, a notte inoltrata, si prostra a terra nell’Orto degli ulivi e il suo volto suda sangue per l’angoscia di morte. Cerca conforto e non lo trova. I tre “più amici” – dimostrando poi di non essere tanto amici – si addormentano e lo lasciano solo.

E, infine, il venerdì pomeriggio, mentre sta inchiodato sulla croce si sente rivolgere da tutti lo stesso ritornello: “Salva te stesso! E ti crederemo”, oppure: “Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso?”. Parole che suonano beffarde davanti a quel crocifisso. È l’antivangelo, “il vangelo del mondo”.

Gesù invece diceva chiaramente: “Non sono venuto per essere servito ma per servire”; si è fatto carne per salvare gli altri, non per salvare se stesso. Mentre tutti gli uomini cercano in ogni modo di salvare se stessi, Gesù cerca in ogni modo di salvare gli altri, noi, anche con la morte. Del resto, lo aveva detto ai suoi amici: “Non c’è amore più grande di colui che dona la propria vita per i suoi amici”. È quel che Gesù fa. È per questo il culmine del Vangelo, il punto più alto della “rivelazione”. La Croce, che sembrava una sconfitta, è divenuta la sua vittoria: la vittoria dell’amore gratuito di Dio sull’amore egoistico del demonio.

Questo è il mistero della Pasqua.

E in questo mistero noi tutti veniamo immersi, perché anche noi possiamo entrare nella logica di Gesù e non in quella del demonio. Gesù ci aiuta a liberarci dell’amore per noi stessi per entrare nella luce di un amore che non conosce confini.

Questa è la libertà cristiana: finalmente liberi di amare, liberi di trasformare il mondo perché diventi una casa abitabile per tutti.

La Pasqua spezza le catene dell’egocentrismo, toglie la pietra pesante che ci chiude nei nostri piccoli orizzonti e ci immette nel sogno di Dio che riguarda l’intera umanità, l’intera creazione.

La Pasqua è l’inizio di una terra nuova e di un cielo nuovo. E non solo per qualcuno, ma per tutti. È un evento teso a trasformare ogni cosa. C’è una insopprimibile dimensione pubblica della risurrezione che ci spinge tutti ad uscire e ad incamminarci assieme verso un futuro più umano e più solidale. Riguarda la comunità cristiana, ma anche la società, anche l’Umbria. Tutti siamo chiamati dalla Pasqua a risorgere ad una vita nuova, ad allargare gli occhi e il cuore, ad edificare con una energia di amore un mondo nuovo, una società solidale.

Per questo è bene auguraci: Buona Pasqua! Buona risurrezione!

AUTORE: † Vincenzo Paglia