Nessuna giustificazione: gli incidenti che hanno preceduto e seguito Perugia-Ternana non possono averne. Conviene partire da questo assunto per provare a dare una spiegazione a quello che è successo a margine di quella che dovrebbe essere una semplice partita di calcio; magari un po’ più accesa per via di quella malattia di nome campanilismo che in Umbria sembra inestirpabile, ma pur sempre un fatto sportivo. Invece, siamo alle solite: in linea, per di più, con quanto accaduto in tanti altri stadi nell’assurda esaltazione di una sorta di moda che sta dilagando, quella di fare violenza becera, gratuita e fine a se stessa. Ricordando quello che è accaduto sabato scorso si rischia eccessiva pubblicità a chi poi si vanta di aver mandato all’ospedale venti poliziotti, distrutto decine di auto, tenuto sotto scacco un’intera tratta ferroviaria per mezza giornata, mandato in malora due treni e una dozzina di autobus. Resta solo lo sdegno. I tifosi della Ternana si sono macchiati di episodi gravissimi, ma non nuovi, prevedibili e non propri soltanto della frangia estrema rossoverde. Diciamolo subito: qualsiasi squadra tra i suoi tifosi ha dei gruppi più violenti e magari in altre circostanze sarebbe potuta capitare la stessa cosa ai perugini. Piuttosto, mentre lasciamo ad altri il patetico balletto dello ‘scarica-responsabilità’ che sfocia quasi sempre nell’ipocrisia, quello che viene da chiedersi è come nel terzo millennio non si riescano a trovare deterrenti alla violenza da stadio pur conoscendo benissimo da decenni i gradi di rischio di particolari partite. Nei fatti di Perugia-Ternana, senza voler tirare in ballo ignoranza, intolleranza, mancanza di cultura sportiva e soprattutto educazione, i problemi stanno a monte. Perché se è vero che il servizio d’ordine ha funzionato alla perfezione (nessun incidente né contatti tra tifoserie è avvenuto a Pian di Massiano) è altrettanto evidente che ci sono pesanti responsabilità di qualcuno sulla gestione della vendita e della distribuzione dei biglietti, sul non isolamento di chi pur non avendo volutamente acquistato il tagliando (e non perché erano finiti visto che gli ultras rossoverdi hanno ammesso di non averli voluti nemmeno cercare) è andato a scatenare il putiferio alla stazione di Terni, sulla ‘disponibilità’ a far commettere agli ‘eroi’ tutto quello che gli pareva lungo il tragitto e in particolare alla partenza per il ritorno nella Conca in quel di Ponte San Giovanni. Dispiace aver registrato scene apocalittiche, dispiace ancor di più sentire persone pseudo-colte che minimizzano sull’accaduto preferendo pensare che in fondo poteva andare peggio, che giurano che non si ripeterà, che si appellano al fatto che certi gesti li compie una minoranza (ma la maggioranza non fa nulla per estirpare il bubbone’). E tra richieste di risarcimenti e scambi di accuse alla fine l’unica voce che merita di essere ascoltata è quella di un assessore che propone per i colpevoli di espiare le proprie colpe oltre che con le sanzioni previste dal codice anche con la prestazione di attività sociale nella città rivale. Forse l’umiliazione servirà a qualcosa, anche se, conoscendo gli avversari, raccomandiamo’ le mentite spoglie.
La violenza è dentro
Sdegno e rabbia per gli incredibili e immotivati incidenti dopo il derby di calcio tra Perugia e Ternana
AUTORE:
Francesco Bircolotti