Il Papa, un profeta del nostro tempo, aveva visto giusto, quando ha raccolto insieme cristiani e religioni universali di tutto il mondo a pregare per la pace. E questo avvenne ad Assisi il 27 ottobre del 1986. Da lì ebbe origine quello che fu definito lo “spirito d’Assisi”. In questi anni c’è stato chi ha alimentato questa prospettiva di amicizia tra i popoli e le religioni, la Comunità di S. Egidio e non solo. Vi sono state innumerevoli persone e gruppi che hanno animato iniziative autentiche di dialogo e di esperienza di servizio alla pace attraverso l’accoglienza degli stranieri, studenti e lavoratori, dando testimonianza di tolleranza e di ospitalità. Si può dire che il mondo cattolico e cristiano ha fatto quello che doveva fare secondo il vangelo, fino ad essere accusato di non essere stato prudente come il serpente ma solo semplice come una colomba. E tuttavia ciò non è bastato per fare pace tra le religioni e tra i popoli, per rasserenare gli animi. La comunicazione non ha funzionato, non è giunta là dove era necessario. Dall’esplosione dell’11 settembre è venuto un messaggio tragico di minaccia che ha riportato il mondo ad una spaccatura profonda e carica di sospetto e di odio. La voce di quel coro di uomini timorati di Dio che si riunirono insieme per pregare e firmarono l’atto di impegno per la pace sul sagrato della basilica di San Francesco, non è giunta alle orecchie e al cuore di tutti. E’ continuato a spirare il vento dell’odio e il desiderio di vendetta contro l’umiliazione. Una parte del popolo musulmano, piccola o grande che sia, certamente potente, ha deciso di rompere ogni indugio e di passare all’attacco violento, disperato e tragico, non curante di fare vittime innocenti e inconsapevoli. Qualcuno dice che l’ha fatto per reagire contro la povertà e l’emarginazione di popoli oppressi. Ce ne sono e di questo si dovrebbe far carico la comunità internazionale nel suo insieme. Ma è stato anche detto che non si può confondere Osama BenLaden con il Che Guevara. Osama ha parlato di umiliazione e si è appropriato di vesti e di parole del profeta dell’Islam, non sappiamo con quale diritto. L’occidente è stato colpito nella sua sicurezza e nella presunta superiorità di tecnologie e di mezzi finanziari attraverso i quali presumeva di governare il mondo e di imporre i suoi modelli di vita. E’ questa l’umiliazione di cuisi è parlato e da essa è scaturita l’assurda rivincita, che ha già provocato una risposta di tipo militare, innescando un meccanismo infernale: la corsa alla vicendevole distruzione. Questo è il tempo dei profeti disarmati che riprendono a tessere la rete delle relazioni di reciproca rappacificazione secondo lo “spirito di Assisi”, che indica la via inedita della concordia religiosa, presupposto della concordia sociale umana. Il Papa ha additato anche qualche giorno fa la preghiera come mezzo per conquistare il cuore dell’unico Dio che ha disegni di pace e non di afflizione. La nostra regione, l’Umbria di Benedetto e di Francesco ha avuto dalla provvidenza un ruolo particolare che deve onorare soprattutto con l’offerta di uno stile di convivenza fraterna che possa costituire un modello di vita per il mondo e con gesti di profezia che non si esauriscono con la marcia Perugia Assisi.
La via di Assisi alla pace
AUTORE:
Elio Bromuri