Sono scomparsi da settecento anni, ma sono più vivi che mai. Sono i Templari. Il leggendario Ordine cavalleresco, soppresso nel lontano 1307, continua ad affascinare, a far scorrere fiumi di inchiostro, a fomentare le ipotesi più bizzarre. A Perugia, poi, sta per nascere nella chiesa di San Bevignate, per iniziativa del Comune, un Centro documentazione unico nel suo genere, che raccoglierà materiali provenienti da tutta Europa. Sacro Graal, scoperta dell’America, satanismo… che cosa c’è di vero nella saga dei Templari, la cui notorietà è stata rinverdita dal romanzo ‘Il Codice Da Vinci’ di Dan Brown, di cui sta per uscire anche il film? Ne parliamo con Paolo Caucci von Saucken, docente di Lingua e letteratura spagnola all’Università di Perugia, ed esperto di cavalleria medievale. Professor Caucci, dopo secoli di studi e di fantasie, è ancora possibile tirare fuori qualche novità sull’argomento? ‘Sì. Mi riferisco alle ultime scoperte compiute dalla studiosa Barbara Frale negli Archivi vaticani. Ne esce un’immagine diversa di papa Clemente V: ora sappiamo che fece di tutto per salvare i Templari, ma era un uomo debole, malatissimo, e alla fine dovette cedere di fronte al potente re di Francia, Filippo il Bello, che arrivò a far bruciare sul rogo un vescovo come eretico e a minacciare un processo postumo per satanismo contro papa Bonifacio VIII. Clemente comunque non soppresse l’Ordine per sempre; si trattò di una ‘sospensione’ non definitiva, motivata dal danno d’immagine provocato alla Chiesa dal comportamento dei cavalieri. Non si parla però di eresia, come invece è stato spesso detto’. Filippo mirava alle ricchezze dei Templari, come accenna un celebre verso di Dante: ‘Le cupide vele…’?’No. Il processo contro i Templari va letto in termini politici. Filippo e il suo consigliere Guglielmo di Nogaret stavano elaborando una nuova concezione di Stato: lo Stato nazionale, inteso in senso moderno, senza ingerenze né da parte dell’Impero centrale né della Chiesa. In questa concezione, non c’era posto per un organismo forte – come i Templari, appunto – legato al Papa. In un certo senso, fu una specie di scontro di civiltà. Il modello di Filippo e Nogaret venne imitato anche altrove; i regni di Aragona e del Portogallo incamerarono i beni dei cavalieri del Tempio, e li riutilizzarono per finanziare degli Ordini cavallereschi di carattere nazionale’. I Templari erano anche sospettati di portare avanti, insieme ai musulmani, quello che oggi definiremmo un ‘dialogo religioso avanzato’, alla ricerca di un pensiero comune. ‘Non c’è nessun documento che lo dimostri. Anzi, quando durante le Crociate i musulmani facevano prigioniero un cavaliere cristiano, lo mantenevano in vita allo scopo di ricavarne un riscatto; se però si trattava di Templari, venivano uccisi tutti. Infatti erano considerati così pericolosi, che era meglio eliminarli fisicamente piuttosto che guadagnarci dei soldi, con il rischio di ritrovarseli contro sul campo di battaglia. Certo, in duecento anni qualche scambio culturale tra Templari e musulmani sarà senz’altro avvenuto; del resto, si pensi agli influssi arabi sul’architettura in Spagna, eccetera. C’era anche qualche punto di contatto a livello teologico, per esempio l’idea della ‘lotta interiore’ che il credente deve affrontare. Ma mai il sincretismo religioso è diventato un capo d’accusa contro i cavalieri del Tempio. Quanto all’accusa di eresia – adorazione della figura diabolica di Bafometto – poteva forse valere per qualche singolo gruppo, ma non per l’Ordine in generale’. Insomma, una storia controversa… ‘Fin dall’inizio. Perché la Chiesa, che predica il ‘non uccidere’, approvò un Ordine armato? In realtà, lo scopo era mettere i militari al servizio di una nobile causa, la difesa dei deboli. Nel cristianesimo non si parla mai di guerra santa, ma, fin dai tempi di sant’Agostino, di guerra giusta. San Bernardo di Chiaravalle, massimo teorico della spiritualità cavalleresca, usò il termine ‘malicidio’, cioè estirpazione del male’.
La verità sui Templari: politica, non esoterica
L'Ordine cavalleresco - chiarisce lo storico Paolo Caucci - non venne distrutto per carpirne i beni, né chissà quale segreto. La causa fu la 'ragion di Stato' del re di Francia
AUTORE:
Dario Rivarossa