Oltre trenta anni or sono, mons. Cesare Pagani introdusse in diocesi i corsi di preparazione al matrimonio, quale preparazione immediata alla celebrazione del matrimonio in chiesa. Oggi ci si rende conto che questi corsi, nella maggioranza dei casi, lasciano il tempo che trovano; quando i giovani vengono, hanno già tutto programmato, per cui il corso è solo una firma da apporre, che non riesce a nascondere l’impreparazione di fondo al gesto che sta per essere compiuto. Magari qualcuno, dopo il corso, si sposa in Comune, va a convivere o, poco dopo tempo la celebrazione del matrimonio, si separa. È da tanto tempo che si avverte la necessità, non di abolire i corsi, ma di ridare loro la specificità di preparazione immediata alla celebrazione del sacramento (una specie di esercizi spirituali) e, soprattutto, di dare vita ad un itinerario di formazione che si dipani nel tempo, anche quando ancora non è in vista nessun matrimonio. È un cammino di educazione dell’affettività che, partendo dalle età più tenere, deve continuare anche in seguito, e non solo nei primi anni, tenendo conto che l’affettività racchiude in sé l’insieme delle facoltà fisiche, psichiche e spirituali della persona. Queste, globalmente prese e intrecciate tra loro, danno all’affettività la capacità di aprirsi all’amore, che essenzialmente dice relazione e apertura alla vita: questa è la coppia, in tutte le sue espressioni concrete (l’amicizia, la fratellanza, la genitorialità e figliolanza, il fidanzamento, la coniugalità’). La relazione dice apertura all’altro, visto come un soggetto con il quale camminare insieme, all’interno di una relazione più alta, che la fonda durevolmente ed è la relazione della ‘coppia’ con Dio, che ha creato l’uomo (l’Adamo) maschio e femmina, cioè coppia, a sua immagine: di Sé che è Trinità. È realtà sempre più evidente quella delle separazioni, un po’ a tutte le età: ci è stato ricordato anche all’Assemblea diocesana. Un fatto non solo asetticamente sociale, ma soprattutto interiormente dirompente: quanta sofferenza crea in tutti noi e quante preoccupazioni ogni volta che si deve procedere alla celebrazione di un matrimonio. È un fatto anche la convivenza, oggi omologata con il detto ‘oggi si fa così’. In questo modo, si dice, si fa la prova se il matrimonio potrà reggere: come se l’amore potesse essere messo a prova e non costruito con un impegno vicendevole di conoscenza e di spirito di sacrificio, che si propone la crescita dell’altro, perché avvenga la crescita della coppia. Per molto tempo abbiamo ripetuto che era necessario fare qualcosa, senza riuscire a fare niente. Finalmente, con umiltà e trepidazione, abbiamo elaborato un progetto, che ancora deve essere pienamente definito, al quale abbiamo dato inizio domenica 26 novembre. Non lo chiamiamo Corso, ma Cammino spirituale, perché vogliamo che sia veramente un itinerario che ci conduca alla scoperta della verità sull’amore e a vivere questo amore di coppia. Per questo, accanto a riflessioni che vogliono proporre valori, ci sarà anche un impegno di preghiera, di ascolto della Parola di Dio e una condivisione di esperienze, sensazioni, progressi interiori, timori, ecc’ Il cammino non ha una fine, perché vorrebbe accompagnare l’esperienza esistenziale di ognuno, ma ha dei fruitori, che non sono soltanto i coniugi felicemente sposati, ma anche le coppie in fieri, quelle in difficoltà, quelle separate, quelle conviventi, sposate in Comune; tutti quelli, insomma, che hanno interesse a dare alle proprie relazioni una chiarezza sempre più forte. Così che gli uni possano arrivare più consapevoli e maturi al matrimonio, gli altri possano rafforzare le motivazioni che sorreggono la loro vita di coppia o scoprire stimoli nuovi per sostenere la loro relazione in difficoltà, le motivazioni per la propria fedeltà nel caso della separazione, le spinte per vivere al meglio le situazioni precarie o per intraprendere il cammino più giusto. Siccome di questo tante volte si è parlato in Zona, la parrocchia di Trestina, prima di darvi inizio, ha presentato l’iniziativa alla Zona stessa, che l’ha accolta. Così tutte le parrocchie si sono impegnate a presentare l’iniziativa nel loro territorio, preoccupandosi di due cose: di sollecitare la partecipazione al Cammino non con il solito ‘ricordiamo che”, ma con un invito personalizzato privilegiando, fra tutti, le coppie in difficoltà, quelle separate o divorziate, quelle che hanno realizzato una nuova relazione, quelle irregolari, perché tutte hanno l’opportunità di cogliere qualcosa a loro utile. Il secondo incontro di questo Cammino è stato stabilito per domenica 17 dicembre alle ore 16 presso la parrocchia di Trestina. Accanto a questo Cammino spirituale per coppie è stato deciso di dare vita ad un progetto di educazione all’affettività rivolto ai ragazzi di terza media e delle superiori. Anche questa attività sarà aperta a tutta la Zona pastorale, inizierà ad anno nuovo e, in linea di massima, avverrà un lunedì per la terza media, un lunedì o mercoledì sera per le superiori. Per tutto siamo aperti ad ogni tipo di collaborazione costruttiva. Vogliamo precisare che il ruolo dei parroci in tutta questa attività, se vogliamo lavorare zonalmente, è fondamentale. Ciò significa che, a meno che circostanze obiettive lo impediscano, i parroci devono partecipare in prima persona alle attività proposte: sono sempre i pastori, che danno conforto e stimolo a chi partecipa e a chi conduce concretamente gli incontri.
La verità dell’amore
Parte il 'Cammino spirituale per coppie': non solo corsi mordi-e-fuggi per fidanzati
AUTORE:
Don Vinicio Zambri