La vera forza di un Paese

La settimana scorsa ho scritto che il segreto della potenza economica della Germania sta nella laboriosità, nella serietà, nel senso civico dei suoi abitanti (quando ero un ragazzino si diceva “quello è un tedesco” per dire che una persona era precisa, puntuale, rigorosa nel tenere fede ai suoi impegni; e sì che allora i tedeschi da noi non erano amati affatto, per ovvie ragioni). Voglio tornare sul concetto. I destini di un popolo dipendono ben più dai comportamenti individuali di massa che dalle decisioni dei governanti. La sociologia conta più della politica. Diciamo che un Governo dissennato può portare alla rovina un popolo virtuoso, ma il più saggio dei Governi non può fare nulla se il popolo è fatto di scansafatiche, cialtroni, imbroglioni e ladri. L’elemento essenziale dello sviluppo civile ed economico di una società è la leale collaborazione di tutti nell’interesse comune; ma la collaborazione richiede a sua volta la fiducia reciproca. E la fiducia è la consapevolezza che il tuo interlocutore si comporterà onestamente. Lo spiegava bene David Hume nel Settecento. Dunque l’onestà è la risorsa di base di un Paese; non l’onestà di alcuni verso alcuni, ma quella di tutti verso tutti, conosciuti e sconosciuti. Come sta messa l’Italia da questo punto di vista? Non generalizziamo troppo. Gli onesti e laboriosi sono tanti. Ma sono tanti anche gli imbroglioni e i furbastri; saranno una minoranza, ma lasciano il segno. Ricordo le vicende degli aiuti statali per le nuove imprese, negli anni Sessanta e Settanta. Gli aiuti dovevano essere un mezzo (si chiede il contributo per creare una impresa), ma troppe volte erano il fine: si crea l’impresa (sulla carta) per avere il contributo; incassato il contributo, l’impresa svanisce. Ne ho viste, di storie del genere. Così come quando mi sono iscritto all’Università (giusto cinquant’anni or sono) ho scoperto che c’erano (anche) professori che facevano lezione per finta, studenti che studiavano per finta, esami che venivano fatti per finta (però poi i diplomi di laurea erano veri). E sembrava che fosse normale. Ma poi tutto si paga.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani