La travagliata storia politica di un anno grigio. Si spera nel 2002

In Regione il 2001 chiude con l'approvazione del Dap

Alla fine fu il Dap. Una sigla di tre lettere (che designa la finanziaria regionale) per dire che la politica umbra ha riscattato, nella “coda”, con un atto programmatorio di spessore, un 2001 piuttosto grigio e contrassegnato più che altro da polemiche interne ai due schieramenti ed ai singoli partiti che li compongono. Il 2001 veniva considerato il primo anno “vero” di lavoro per la giunta Lorenzetti, l’unica presidente donna di una Regione italiana ed il primo timoniere di Palazzo Donini eletto direttamente dai cittadini. In effetti, insediatasi nell’aprile del 2000, la governatrice (lei non ama questo termine, ma la governatrice la fa veramente, come fosse il sindaco di tutti gli umbri) proprio con il primo Dap (il documento annuale di programmazione) ha presentato il proprio biglietto da visita alla collettività regionale ed al resto dei soggetti politici, istituzionali ed economici. Tra quel Dap, il primo della storia della Regione Umbria, ed il secondo, acqua ne è passata sotto i ponti. Acqua spesso intorbidita dalle polemiche. Quel primo Dap era più una fotografia della situazione dell’Umbria, istantanea che l’opposizione di centro destra aveva bollato subito come eccessivamente ottimistica. Poi si è votato per il Parlamento, ha vinto il Polo, la giunta di centro sinistra si è trovata senza “santi in Paradiso” dopo aver cominciato invece a lavorare con un governo “amico” di centro sinistra. Placatasi la bufera elettorale che aveva bloccato i giochi e le decisioni politiche per parecchie settimane prima del voto, è cominciato il travaglio interno al maggior partito di sinistra in Italia e della coalizione di centro sinistra in Umbria, i Ds, impegnati nel proprio congresso nazionale e nella sostituzione del segretario regionale. Altri intoppi, altri contrasti interni ad ingrippare un’attività amministrativa incalzata invece dai cambiamenti nazionali in atto (come quello indotto dal referendum sul titolo V della Costituzione) o di imminente arrivo (federalismo). C’è chi ha osservato che proprio da questi intoppi, ma non solo, è dipesa anche la mole di provvedimenti che hanno lungamente ristagnato nei cassetti degli assessorati prima di essere varati dal consiglio regionale (come la legge sul turismo) o che ancora in quei cassetti restano chiusi (come il piano rifiuti). Nel frattempo a Palazzo Cesaroni si è insediata la commissione speciale, presieduta dalla forzista Fiammetta Modena, per redigere il nuovo statuto dell’ente: un altro appuntamento che l’Umbria non può permettersi di sottovalutare, incombendo sempre su questa piccola regione lo spettro di una perdita di identità , se non di un vero e proprio smembramento. E i singoli partiti? I Ds cercano nuovi equilibri interni ed esterni con Fabrizio Bracco nuovo segretario, Rifondazione comunista continua ad esercitare un ruolo di compagno di cordata dalle mosse sovente imprevedibili, il Pdci sul secondo Dap ha votato contro, il Ppi è diventato Margherita ma ancora non si conoscono bene, in Umbria, i contorni di questa nuova compagine, mentre Verdi ecologisti e Democratici manifestano sempre più frequenti mal di pancia politici. Nel Polo la figura dell’attuale senatore Ronconi, che prima di tornare a Palazzo Madama aveva sfidato la Lorenzetti per la Regione rimanendo a palazzo Cesaroni fino alle politiche, continua ad essere politicamente molto presente in Umbria per quantità e qualità delle prese di posizione. Tutto questo mentre Forza Italia ed An sembrano ancora soffrire di una carenza di coagulo nell’azione politica di schieramento. Soprattutto, proprio in occasione del recente voto sul Dap, il centro destra ha stentato a far transitare in aula e nell’opinione pubblica la propria proposta alternativa rispetto a quella della maggioranza. Ed invece in Umbria, di confronto politico serio, approfondito e serrato ci sarebbe un gran bisogno. Non resta che sperare nel 2002.

AUTORE: Daris Giancarlini